Napoli, Kvaratskhelia: “Troppo peso sulle mie spalle, ma posso farcela”

Napoli Kvaratskhelia

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

In pochi mesi Khvicha Kvaratskhelia si è preso la scena trascinando il Napoli verso il possibile Scudetto a suon di gol e assist. Nel mese di aprile ancora non è venuto fuori con la sua solita incisività sotto porta ma resta quanto di importante è riuscito a fare in tutta la stagione. Il classe 2001 georgiano ha rilasciato un’intervista ai microfoni dell’UEFA in cui ha parlato della sua stagione e della pressione inaspettata che si è trovato a gestire nell’ultimo periodo.

Napoli: le parole di Kvaratskhelia

Napoli Kvaratskhelia
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Ecco le dichiarazioni di Kavaratskhelia: “Maradona qui è trattato come un re. All’inizio sembrava impensabile veder accostato il mio nome al suo, pensavo stessi vivendo un sogno. C’è un culto per Maradona, mi ci sto abituando lentamente perché venir accostato ad un calciatore della sua grandezza è meraviglioso“. Il georgiano ha poi parlato del suo percorso: “Guardando il passato, era difficile immaginare di poter diventare un calciatore professionista: è una sfida enorme creare un percorso del genere da una nazione molto piccola. Ma io sono ambizioso, e ho sempre creduto nel mio sogno, e ciò ha avuto un ruolo importante nella mia carriera. I due mesi che ho trascorso alla Dinamo Batumi mi hanno ridato quella voglia e quella energia che pensavo di aver perso: i tifosi che riempivano lo stadio e che venivano a sostenerci crearono una grande atmosfera“. ‘Kvicha’ ha chiuso l’intervista parlando di Napoli e delle aspettative che ci sono su di lui: “Questa città vive per il calcio, gioco in uno de migliori campionati del mondo e ne sono grato. C’è una grande differenza in termini di ritmo e velocità, i calciatori qui sono estremamente dotati dal punto di vista tecnico ed eccellono negli aspetti offensivi e difensivi del gioco. Opinione mia, penso di essermi adattato e rapidamente abituato a confronti del genere. È una responsabilità enorme. Qualche volta sulle mie spalle c’è fin troppo peso, ma posso farcela. Non conta, perché poi quando vado in campo si gioca undici contro undici e tutta la pressione svanisce. Faccio ciò che amo, gioco a calcio“.