Napoli, parla Kvaratskhelia: “La Champions League è il primo sogno”

Il nuovo acquisto del Napoli, Khvicha Kvaratskhelia, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Mattino, in cui ha parlato della sua scelta di approdare in azzurro e dei suoi sogni calcistici. Di seguito le sue dichiarazioni, riportate da Calciomercato.com.

(Photo by Levan Verdzeuli/Getty Images)

Napoli, le dichiarazioni di Kvaratskhelia per il Mattino

Sul momento che sta vivendo
«La Champions League rappresenta il mio primo sogno legato al calcio, praticamente da quando ho iniziato a giocare sogno una partita in questa competizione così prestigiosa. Peraltro a Napoli l’atmosfera è ancora più coinvolgente e infatti non vedo l’ora di scendere in campo in quelle partite».

Sulla scelta di approdare al Napoli
«Non ho mai avuto dubbi. Appena ho saputo dell’interesse del Napoli non ci ho pensato nemmeno un secondo e ho detto subito di sì».

Sull’essere definito il “Messi di Georgia”
«Magari, aggiungerei. Perché Messi è un giocatore che sembra essere arrivato da un altro pianeta. Io mi ispiro a Ronaldo perché è arrivato allo stesso livello di Messi grazie al duro lavoro e al sacrificio e anche io vorrei fare la sua stessa carriera».

Sulla posizione che predilige in campo
«La mia posizione preferita è quella di esterno sinistro, ma sono a disposizione del Napoli: mi adatto a giocare un po’ ovunque. Mi piace tirare i calci piazzati ma ho visto che nel Napoli ci sono anche altri ottimi tiratori, spetterà all’allenatore decidere. Se lo chiedesse a me sarei molto felice».

Il rapporto con Spalletti
«Si sta dimostrando un grandissimo maestro. Mi insegna ogni giorno qualcosa di nuovo ed è bello vedere che lo fa con tutti. In questo periodo di ritiro abbiamo poco tempo a disposizione per preparare la stagione e lui sta facendo di tutto per trasmetterci le sue idee alla perfezione».

Sul ritorno in Georgia a causa della guerra
«A Kazan sono stato due anni e soprattutto nell’ultimo periodo stavo alla grande. Poi però è scoppiata la guerra e ho capito che dovevo fare ritorno a casa. Non avevo paura della guerra, ma sentivo il bisogno di tornare nella mia terra, in uno stato più sicuro. In Georgia il calcio è vissuto in maniera molto passionale: nell’ultima gara che ho giocato con la nazionale i tifosi si sono spostati da una parte all’altra dello stadio all’intervallo per potermi vedere da vicino: è stato incredibile».