Nati oggi: Ciro Ferrara, 7 scudetti tra Napoli e Juventus

Ferrara cassano

(Photo by Alex Livesey/Getty Images)

L’11 febbraio 1967, a Napoli, nasce Ciro Ferrara. Difensore di grande temperamento e tecnica, cresce nelle giovanili del club partenopeo, che lo lancia tra i grandi nel 1985. La stagione successiva, nel Napoli di Maradona e Careca, Ferrara è già un punto di riferimento. Nella stagione 1986/1987, quella del primo storico scudetto azzurro, Ciro Ferrara guida la difesa al fianco di Renica, Ferrario e Bruscolotti. Quella di Garella, alla fine di un campionato trionfale, sarà la seconda difesa migliore della Serie A, con appena 21 reti subite in 30 partite.

Ciro Ferrara, dal Napoli alla Juventus

Nella sua città natale, che l’ha visto nascere e crescere nel quartiere di Posillipo, Ciro Ferrara resta fino al 1994. Ha tempo così di vivere appieno tutta l’epoca più bella della storia del Napoli, coronata dal secondo scudetto, quello del 1990. Atto finale di un gruppo, guidato da Maradona, che negli anni successivi saprà comunque ricostruirsi, grazie alla guida di Marcello Lippi. Che, proprio nel 1994, firma con la Juventus, portando con sé a Torino il capitano azzurro. Ormai tra i difensori più affidabili della Serie A, Ciro Ferrara ha però perso il posto in Nazionale, dove la concorrenza è altissima. Il suo sbarco in bianconero, dove tornerà a confrontarsi con un palcoscenico internazionale, sarà fondamentale anche per ritrovare, almeno sporadicamente, la maglia Azzurra.

Nella prima stagione in bianconero, dove condividerà la sua avventura con un altro campione, Del Piero, arriva subito lo scudetto, ma la gioia più grande, almeno in termini di prestigio, la raggiunge la stagione successiva. Il 22 maggio 1996, all’Olimpico di Roma, è al centro della difesa della Juventus che affronta l’Ajax nella finale di Champions League. Partita tiratissima, quella contro gli olandesi, che si risolve solo ai calci di rigore. Il primo a presentarsi sul dischetto, per i bianconeri, è proprio Ciro Ferrara, che non sbaglia, dando il La alla vittoria. A Torino resta fino al termine della carriera, nel 2005, superando le 500 presenze in Serie A in 21 campionati consecutivi.

In Nazionale, nonostante il curriculum, non è mai stato protagonista di una grande competizione, né di un Mondiale, né di un Europeo, chiuso da due generazione di difensori a dir poco eccezionali. Poco fortunata, almeno sin qui, la carriera da allenatore, che l’ha visto per brevi periodi sulle panchine di Juve e Sampdoria, oltre che dei cinesi del Wuhan Zall.