Nati oggi: Johan Cruijff, icona del calcio anni Settanta

Johan Cruijff

(Photo by -/AFP via Getty Images)

Ad Amsterdam, nasce Johan Cruijff, destinato a diventare il simbolo e l’icona del calcio degli anni Settanta. Sia in campo che fuori, Cruijff incarna alla perfezione lo spirito del tempo, diventando una vera e propria icona pop e popolare. Talento precoce, evidente sin da ragazzino, entra nelle giovanili dell’Ajax a 12 anni, poco dopo aver perso il padre. La situazione economica della famiglia precipita, ma il giovane Johan Cruijff convince la dirigenza dei lancieri ad assumere la madre. Lui, intanto, lascia la scuola per dedicarsi a tempo pieno al calcio. Esordisce nel massimo campionato olandese a diciassette anni, in un Ajax ben lontano da quello che sarà.

Johan Cruijff ed il Calcio Totale

La stagione 1964/1965 inizia in maniera disastrosa, tanto che a gennaio la dirigenza decide un drastico cambio di passo. In panchina arriva Rinus Michels, giovane e visionario tecnico che riscriverà la storia del calcio, non solo dell’Ajax. Nasce il concetto di Calcio Totale, di cui Johan Cruijff diventa il migliore interprete ed adepto. L’Ajax, dopo aver evitato la retrocessione, vince tre campionati consecutivi, e nel 1969 raggiunge la sua prima finale di Coppa dei Campioni. Di fronte, l’esperto Milan di Nereo Rocco, che fa dei giovani lancieri un sol boccone, vincendo 41.

La prima Coppa dei Campioni

Poco male, perché ci sarà modo di rifarsi negli anni successivi. Nel 1971, infatti, in finale l’Ajax trova il Panathīnaïkos di Puskas, e Johan Cruijff alza al cielo la sua prima Coppa dei Campioni. A fine anno, arriva anche il primo Pallone d’Oro della sua carriera. In quel momento, la squadra olandese è padrona del calcio europeo, tanto che arriveranno altre due Coppe dei Campioni, nel 1972 e nel 1973, battendo prima l’Inter a Rotterdam e poi la Juventus a Belgrado. Sarà l’ultimo atto di Johan Cruijff con addosso la maglia dell’Ajax, di cui, per la prima volta, era stato il capitano.

Durante il ritiro estivo del 1973, si consuma infatti una frattura insanabile tra il giocatore e la società, che non aveva intenzione di confermargli la fascia al braccio. Lo scontro porta Johan Cruijff a chiedere la cessione, e i lancieri trovano l’accordo con il Real Madrid. Solo che il “Profeta del gol” non è affatto d’accordo: vuole il Barcellona, in caso contrario è disposto persino a lasciare il calcio giocato. Il motivo risiede in una promessa fatta tre anni prima al presidente blaugrana Agustí Montal, che rappresenta il germoglio di un amore – reciproco – gigantesco tra Johan Cruijff e la città Condal.

Johan Cruijff fa volare il Barcellona

Debutta solo ad ottobre, dopo aver risolto i problemi legati al suo ricco contratto, con la squadra in fondo alla classifica. Sembrerebbe un’annata di transizione, ma non è così, perché il rientro di Johan Cruijff fa volare il Barcellona, che inizia una scalata spettacolare. Che culmina con il 5-0 rifilato al Real Madrid nel Clasico. Alla fine della stagione, con 16 reti di Johan Cruijff, i blaugrana, guidati da Rinus Michels, tornano a festeggiare il titolo di campioni di Spagna dopo 14 anni di digiuno. Per Johan Cruijff la stagione non finisce lì. In estate, di nuovo agli ordini di Michels, si giocano i Mondiali, e trascina l’Olanda fino alla finale, persa contro i padroni di casa della Germania Ovest. Resta comunque una stagione da incorniciare, celebrata con il terzo Pallone d’Oro, bissando quello dell’anno precedente.

Il Mondiale sfiorato

L’anno successivo il Barcellona non va oltre il terzo posto, e negli anni successivi, con l’addio di Michels dalla panchina, il ruolo di Johan Cruijff si fa sempre meno centrale. Tanto che, nel 1978, annuncia l’addio al calcio. Non sarà così, perché nel 1979 riparte dagli Stati Uniti, e nel 1981 giocherà una decina di partite in Segunda Division, con la maglia del Levante. Alla fine di quella stagione trona in Olanda, nel suo Ajax, dove gioca altre due stagioni, vincendo altrettanti campionati, prima di chiudere davvero la carriera con addosso al maglia del Feyenoord, nel 1984. In Nazionale è il simbolo la stella dell’Arancia Meccanica che incanta il mondo e sfiora il titolo Mondiale nel 1974, deludendo invece, a livello continentale, appena due anni dopo.