Nuovo Franchi, oggi primo atto ufficiale per lo stadio della Fiorentina

stadi

(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Fiorentina, Comune e ministero dei Beni culturali in videoconferenza per aggiornare le carte in tavola per il Franchi. Oggi è partito il primo atto ufficiale della Fiorentina per la costruzione del nuovo stadio, secondo quanto riferito dal Corriere Fiorentino. Nella lettera scritta e indirizzata verso Roma si chiede quali siano gli “elementi testimoniali”, cioè gli elementi ideati dall’architetto dell’Artemio Franchi Pierluigi Nervi, da preservare nell’opera, anche potendoli abbattere e ricostruire, secondo quanto previsto dalla legge.

Nella busta destinata al ministero sarà contenuta anche una missiva firmata dal sindaco Dario Nardella. Questo a conferma del fatto che la società viola e il comune lavorino insieme per il buon esito dell’operazione.

I fondamentali “elementi testimoniali”

La nuova legge sugli stadi infatti attribuisce al ministero dei Beni culturali l’ultima parola su cosa si possa o non si possa fare. Da sottolineare però quanto la legge sia flessibile. Come già scritto, infatti, è addirittura permesso abbattere e ricostruire se ci sono elementi “testimoniali”.
Commisso non ha voluto presentare un progetto senza sapere prima quali fossero i famosi “elementi testimoniali”, per non rischiare di perdere i milioni spesi per un eventuale progetto definitivo poi bocciato in fase finale.

Per risolvere la faccenda è intervenuto il Comune di Firenze, favorendo l’incontro con i massimi vertici del ministero come Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Attesa risposta per il nuovo Franchi

La lettera include le indicazioni generali del progetto pensato dall’architetto Casamonti. La risposta che a Firenze aspettano chiarirà cosa va preservato e in che modalità. La replica sarà importante per capire come agire in futuro per poi decidere se puntare centinaia di milioni in questa opera del nuovo Franchi o in alternativa puntare verso Campi Bisenzio.

Per legge, il Ministero ha 90 giorni di tempo per rispondere, ma da Roma fanno sapere che questa arriverà in tempi più brevi.