Onorare l’impegno, provarci. Non si è mai davvero ‘senza obiettivi’

Obiettivi

(Photo Cesare Purini / Insidefoto)

La fase finale di stagione acuisce gli umori dei tifosi, principalmente coloro che supportano una squadra ancora in corsa per obiettivi talvolta fondamentali. È il caso di Milan, Napoli e Juventus. Il loro eventuale accesso o meno alla prossima Champions League, dirà molto sul futuro e soprattutto sulla pianificazione della prossima stagione. Tutte e tre le compagini se la sono vista con squadre già al termine del loro percorso stagionale in materia di obiettivi. Tutte e tre hanno trovato seri ostacoli sul loro cammino. Se ciò poteva essere preventivabile per i bianconeri – impegnati contro l’Inter – qualcuno della scuola “e fatevi da parte ma che vi giocate?” avrà storto il naso nel vedere le prestazioni di Fiorentina e Cagliari (già aritmeticamente salve, ndr), rispettivamente contro Napoli e Milan.

Che dire poi del Benevento, raggiunto nel finale da un Crotone già retrocesso e in dieci uomini per un’ora abbondante di gioco, con la conseguenza di essere con un piede in Serie B e aggrappati alla speranza che il Torino non faccia punti nel recupero di martedì contro la Lazio. Anche nel pomeriggio di sabato, il Genoa ha saputo offrire una prova di carattere contro l’Atalanta. Seppur rimaneggiato da un ampio turnover, e ben presto colpito da una Dea a vele spiegate verso la sua terza partecipazione consecutiva alla Champions League, il Grifone ha tirato fuori l’orgoglio sull’1-4 facendo sentire più di un brivido a Gasperini nel finale.

Questione di stimoli, non tutti della stessa natura. Come anticipato, c’era sicuramente da aspettarsi un Juventus-Inter di fuoco. I nerazzurri – già campioni d’Italia – sono legati ai bianconeri da una rivalità antica, acuita dai ‘doppi passaggi’ come quello del tecnico Antonio Conte, protagonista sia con la Vecchia Signora che con la Beneamata. E quando mancano gli stimoli, la rivalità o semplicemente la paura di fallire, interviene l’onore, la dignità. La voglia di giocarsela e di non presentarsi a fare lo sparring partner. Ed è così che il Cagliari, nonostante la festa salvezza nel pomeriggio, si presenta a San Siro con le idee ben chiare in testa, bloccando il Milan e costringendolo ad un ultimo turno di fuoco con l’Atalanta, per la conquista della Champions League.

A qualcuno non piacerà, nel paese dove “se ti fai i c***i tuoi campi cent’anni”, oppure “un favorino a me ed uno a te”. Ma questo è calcio, nella sua essenza. Perché prima delle coppe, dei titoli, dei trofei, dei gap da colmare, dei cicli da aprire e da chiudere, dei bonus, del Pallone d’Oro, c’è sempre la prima regola non scritta del calcio, come dello sport. Provare a vincere, sempre e comunque. Essere all’altezza, essere degni. A ricordare che, quando si compete, non si è mai senza obiettivi.