Ozil si racconta: “Volevo creare giocate che nessuno immaginava”

Mesut Ozil si è raccontato ai microfoni di Marca in seguito all’annuncio del suo addio al calcio giocato. Ecco le sue dichiarazioni fra stile, carriera e i motivi che lo hanno spinto a dire basta.

addio al calcio Ozil
(Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Ozil si racconta: “Meraviglioso sentire che i tifosi si sono divertiti”

Sul suo stile di gioco
“Il mio stile era quello di provare passaggi e giocate che nessuno si aspettava, per quello mi chiamavano mago. E questo significa anche che i tifosi con me si sono divertiti… La meraviglia è una cosa bella e mi fa piacere sentirlo. Ho cercato di essere nelle vittorie delle mie squadre, di far brillare al massimo i compagni. In campo l’egoismo non vince mai, non ho mai capito chi mi diceva di esserlo di più. Da piccolo mi dissero che non ce l’avrei mai fatta ma non ho mai ascoltato e quando ho firmato il primo contratto con lo Schalke era come atterrare sulla luna. Tutto il resto, Real Madrid e Mondiale compresi, è stato solo extra, per quanto incredibile e meraviglioso. Brasile 2014 è stato il momento clou”.

Perché si ritira così presto?
“Ci ho pensato molto e sono certo sia la scelta giusta. Non ho subito troppi infortuni in carriera, ma negli ultimi mesi è stato tutto molto pesante per me perché non potevo più aiutare come avrei voluto. Ho detto questo al Basaksehir e abbiamo trovato rapidamente una soluzione. Non ho ancora pensato a cosa farò, per ora mi concentrerò sulla mia famiglia. Ad oggi non voglio diventare allenatore o rimanere nel mondo del calcio, onestamente. Ci lavoro da 17 anni ma chi mi conosce sa che non mi piace molto stare davanti alle telecamere ed essere al centro dell’attenzione. Ora vivrò con più calma…”.

Cosa ricorda del Real Madrid?
“Avrei dovuto scegliere tra loro e il Barcellona e alla fine non era una questione di soldi. Non so se sia noto, comunque fu Mourinho a fare la differenza. Mi fece fare una visita al Bernabeu, mostrandomi tutti i trofei che avevano vinto, una cosa che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Molto meno entusiasmante la visita a Barcellona, la cosa più deludente è stata sapere che Guardiola non si fosse preso la briga di incontrarmi. E dire che il loro stile di gioco mi piaceva molto e che mi sarei immaginato con loro, ma il Madrid ha fatto davvero di tutto… Mourinho è stato il fattore più importante a convincermi che la decisione era chiara, madridista al cento per cento. La trattativa tra le società fu dura, il Werder però non mi voleva perdere a zero e per questo ho sempre creduto nel trasferimento. Quando sono arrivato a Madrid ho vissuto un’esperienza mai privata prima: così tanti fotografi e giornalisti concentrati solo su di me… Ero molto nervoso, ma è stata una giornata speciale. Nessun club è come il Real Madrid quando c’è da fare presentazioni. E i tifosi sono incredibili, anche dieci anni dopo continuo a ricevere affetto”.

Di Mourinho che altri ricordi mantiene?
“Abbiamo avuto un ottimo rapporto, sapeva come motivarmi e rendermi migliore ogni giorno. È un allenatore incredibile, sono davvero contento di aver potuto giocare per lui, per me è il miglior allenatore di questo secolo. Una comprensione tattica differente, così come nel modo di parlare allo spogliatoio e proteggere la sua squadra davanti ai media!”.

E Ronaldo?
“Beh, molto divertente, per me è il miglior giocatore di tutti i tempi. Ci siamo capiti benissimo in campo, alla perfezione. È un regalo poter fare passaggi a un giocatore che non sbaglia quasi mai…”.

Siete ancora amici con Sergio Ramos?
“Il miglior difensore con cui abbia mai giocato, quello con più carattere. A quel tempo era giovane ma aveva già una grande mentalità, stupefacente, si capiva che prima o poi avrebbe condotto il Real a vincere una Champions. Al tempo era uno dei miei migliori amici, ci siamo divertiti molto anche lontano dal campo. Mi ha aiutato molto anche ad adattarmi, dieci anni dopo siamo ancora in contatto. Ci scambiamo messaggi di tanto in tanto”.

Che ricordi ha dei Clasico?
“Penso di aver vissuto il periodo migliore di quella sfida. Oggi il Clasico ha perso intensità ed emozione, battere quel Barcellona era come un orgasmo per quanto erano forti. Però dico anche che il 5-0 subito nella Liga 2010 è uno dei miei più grandi incubi sul campo”.

Un cruccio non aver vinto la Champions?
“Quando ho lasciato Madrid ero molto triste. Però sono successe delle cose, non stavo più giocando molto ed è scoppiato un conflitto tra Florentino Perez e il mio padre-agente. Me ne sono andato in lacrime, forse avrei voluto gestire quella situazione in modo diverso. Se lo rivedessi ci parlerei normalmente, ne sono sicuro”.

Come valuta l’esperienza all’Arsenal?
“I primi anni sono stati molto buoni, giocavamo in Champions, avevamo una grande squadra e un allenatore incredibile come Arsene Wenger. Dopo che lui ha lasciato il club molto è cambiato per me, ma ora non voglio aggiungere altra benzina al fuoco. Auguro il meglio ai tifosi dell’Arsenal, mi hanno sempre sostenuto molto e spero possano festeggiare la Premier League!”.

Che rapporto aveva con Wenger?
“Era un vero gentiluomo, rispettoso. Quando ha lasciato il club qualcosa è venuto meno, è stato un privilegio averlo avuto come allenatore all’Arsenal”.

E poi il Mondiale.
“Per tante vittorie incredibili ho potuto godere ma questa è un’altra cosa. Durante i festeggiamenti neanche ci rendevamo conto, la notte a Rio è la più bella mai vissuta in carriera. Allontanamento? Niente polemiche, avevamo opinioni diverse con la Federazione, ecco perché ho lasciato dopo il Mondiale del 2018. Qualche settimana fa ho incontrato Low a Stoccarda ed è stato un incontro assolutamente amichevole. Mai avuto problemi personali…”.