Parma, triste epilogo tra confusione e attacco ‘spuntato’. Krause non molli

Parma

(Photo Massimo Paolone/LaPresse)

Dopo la rimonta subita nello scontro diretto dal Cagliari, lo spettro recessione era diventato realtà. Ora c’è la dura e crudele certezza aritmetica: il Parma torna in Serie B dopo la sconfitta di Torino. Un epilogo triste per la piazza ducale che torna nella seconda serie, a tre anni dall’emblematico ritorno in Serie A. Una promozione ‘purificatrice’ che cancellò i disastri compiuti dalla premiata ditta Ghirardi-Doca-Manenti. La stagione è iniziata sotto gli auspici d’entusiasmo del neo plenipotenziario Kyle Krause. Il patron americano ha cambiato molto, quasi tutto, fin dalle prime battute tra numerose operazioni di mercato e l’approdo di Fabio Liverani sulla panchina parmense.

Attacco senza cartucce

Liverani è durato poco meno di metà stagione, dando il via al D’Aversa bis. Nemmeno il ritorno dell’ex tecnico è stato d’impatto per una squadra rivisitata, colma di giovani e senza dei veri e propri leader. Ad acuire le fragilità, il rendimento disastroso del reparto offensivo degli emiliani. Gervinho (5 gol, ndr) non riesce più ad imporsi né dal punto di vista dell’esperienza, né dal punto di vista realizzativo. Hernani e Kucka, entrambi a 7 gol, sono coloro che devono rimediare alla ‘bulimia’ dei bomber, con un Cornelius mai davvero determinante e un Inglese vittima dei tanti infortuni.

I giovani come punto di ripartenza

Nella sessione estiva, Krause aveva provato la via dei giovani, portando a Collecchio Mihaila, Busi, Sohm e Valenti. A gennaio, il patron statunitense, porta a Parma altri giovani come Dennis Man e Zirkzee cercando anche l’esperienza di Graziano Pellé e la maturità di Andrea Conti dal Milan. Nessun effetto sortito. Molti giovani iniziano a mostrare grande qualità: Man su tutti, così come Valenti e Mihaila ma non basta. Il Parma retrocede ma ha una buona base da cui ripartite, la base giovane creata proprio da Krause che, adesso, deve continuare a far crescere il suo nuovo Parma, tra la ristrutturazione del Tardini e un organico che ha ampissimi margini di crescita.