Premier League: il Manchester City torna sul tetto d’Inghilterra

Altro che fine di un ciclo, è stato solo un anno sabbatico. Dopo aver concluso la Premier League 2019-20 a 18 punti di distacco dal Liverpool (quest’anno protagonista in negativo di una stagione disastrosa), il Manchester City di Pep Guardiola torna sul tetto d’Inghilterra, conquistando la terza Premier in quattro anni, con tre giornate di anticipo. Merito dell’allenatore catalano, di un gruppo che mette insieme giocatori d’esperienza come Aguero e De Bruyne e giovani fuoriclasse come Foden e Ruben Dìas. Ma la stagione dei Citizens non finisce qui: c’è una storica Champions League da conquistare.

Un’inizio in salita 

Eppure la stagione del City non era iniziata nel migliore dei modi. Le premesse erano fosche: l’Uefa minacciava di escludere per due anni il club dalle coppe europee per violazione del fair play finanziario. Questo avrebbe significato con ogni probabilità lo smantellamento della rosa, con gli addii dei top player e soprattuto quello di Pep Guardiola. Il Tas però ribalta tutto, e lo sceicco Mansour è determinato a regalare la gioia più grande ai tifosi: Leo Messi, in rotta totale con il Barcellona, è pronto a riabbracciare il suo mentore in panchina. In poco tempo la gioia si trasforma in delusione, con i blaugrana che trattengono a forza il fuoriclasse argentino in Catalogna, e l’affare sfuma.

Ed è sull’onda di questa delusione che si avvia il campionato dei Citizens, con soli 20 punti nelle prime dodici partite, sconfitti sonoramente dal Tottenham di Mourinho (2-0) e dal Leicester (5-2). Il gioco di Guardiola viene messo in discussione, la squadra non sembra più quella di qualche anno prima e il Liverpool capolista dista già 8 punti. Si parla di fine di un ciclo, di addio imminente dell’ex tecnico di Barcellona e Bayern. La Premier sembra prendere anche quest’anno la direzione del Merseyside, ma tutto sta per cambiare.

Una serie da record 

Mentre i Reds a partire dalla fine di dicembre colano a picco e finiscono addirittura fuori dalla zona Europa, il City risorge, inanellando una serie di 21 vittorie consecutive in tutte le competizioni. Tra gennaio e febbraio gli uomini di Guardiola lasciano la polvere alle rivali e ipotecano il settimo titolo nazionale della storia del club, il terzo in quattro anni. Ilkay Gündogan, evanescente nella prima parte della stagione, diventa perno del centrocampo e capocannoniere della squadra con 12 reti. Più dei vari Aguero, Sterling, Gabriel Jesus, De Bruyne, Foden. Già, Phil Foden. Il ragazzino classe 2000, nato nei sobborghi di Manchester e cresciuto nelle giovanili dei Citizens, vera e propria reincarnazione di Jimmy Grimble. Foden vive la stagione della definitiva consacrazione, con 14 gol e 10 assist in tutte le competizioni. A soli 20 anni, Foden è il presente e il futuro del Manchester City e della nazionale inglese in procinto di giocare l’Europeo.

L’ultima conquista

Se Foden rappresenta il futuro, Sergio Aguero ha deciso di lasciare il Manchester City dopo dieci stagioni e la bellezza di 258 gol. Anni in cui il Kun ha vinto tutto: 5 Premier League, 6 Coppe di Lega, una Fa Cup, 3 Community Shield. In bacheca, per Aguero e per la squadra di Guardiola, adesso manca solo un trofeo, quella Champions League che Pep non vince da dieci anni e il City da una vita intera. Ma il 29 maggio, nel derby inglese contro il Chelsea, quella che una volta era la squadra povera di Manchester potrà togliersi la soddisfazione più grande.