) (Photo by VLADIMIR STOYANOV/AFP via Getty Images)

Alcune storie meriterebbero un epilogo diverso e il destino dovrebbe essere meno crudele.

A volte sul tetto d’Europa dovrebbe starci una di quelle squadre che ha lottato aggrappandosi con le unghie e con i denti a grinta e carattere per ottenere risultati sudati in cui quasi nessuno all’inizio credeva.

A volte, si.

Ma il calcio non si fa con i se e con i ma.
Il calcio non si fa con le ipotesi.

Questo sport può essere così romantico tanto quanto crudele e, alla fine, a scamparla sono sempre i più forti.

Ed è giusto così.

Sono le grandi squadre che hanno reso grande il calcio europeo.

Le imprese, quelle eroiche, quelle leggendarie, ci sono state e continueranno ad esserci.

Ma ad avere la meglio, a parte in pochi rari casi, saranno sempre quelle squadre a cui tutti quanti pensano parlando di calcio europeo.

Il CSKA Sofia è sicuramente una di quelle squadre che avrebbe meritato un finale diverso nelle sue lotte europee. Due volte vicino alla gloria e due volte si è dovuta inchinare a squadre più forti.

Ciò che è stato fatto però rimarrà sempre impresso nella prestigiosa storia della più grande competizione europea.

La prima semifinale nel 1966/1967

La dodicesima edizione della Coppa dei campioni vede il CSKA Sofia compiere uno strepitoso cammino in Europa. Il migliore fino a quel momento.

I bulgari partono subito forte dal primo turno, battendo i maltesi del Sliema Wanderers sia all’andata che al ritorno, con un risultato complessivo di 6-1. Agli ottavi riescono ad imporsi sull’Olympiacos all’andata per 3-1, rendendo completamente inutile la vittoria dei greci al ritorno. I quarti di finali vedono i bulgari contro i nordirlandesi del Linfield e riescono a passare il turno nonostante il pareggio dell’andata trovando in semfinale l’Inter.

Il CSKA Sofia stringe i denti, pareggia all’andata e pareggia anche al ritorno. Si gioca la partita di spareggio e gli italiani riescono a imporsi per 1-0. I bulgari sono costretti ad arrendersi ma escono dalla competizione a testa alta.

La seconda semifinale nel 1981/1982

Sedici anni dopo si ripresenta l’occasione per provare a tornare in finale, traguardo solo intravisto nel ’67 e che si è infranto all’ultimo. E’ l’edizione numero ventisette della Coppa dei Campioni. I sedicesimi di finale vedono i bulgari contro gli spagnoli della Real Sociedad, la vittoria per 1-0 dell’andata e il successivo pareggio a reti bianche vede il CSKA Sofia accedere agli ottavi di finale dove incontra di nuovo una squadra nordirlandese, questa volta il Glentoran. Grazie ad un vittoria nei tempi suplemetari i bulgari passano il turno e approdano ai quarti dove si trovano davanti il Liverpool che nell’edizione precedente li aveva eliminati ai quarti e aveva vinto la competizioni. Questa volta però ai Reds non va così bene, il CSKA Sofia vince ribaltando il risultato dell’andata ai tempi supplementari e vola di nuovo in semifinale dove incontreranno il Bayern Monaco.

Nonostante all’andata perdano solo per un gol, (4-3 il risultato finale), al ritorno non c’è storia e i bavaresi calano il poker al CSKA Sofia che, per la seconda volta nella sua storia, si trova solo a sfiorare il tetto d’Europa.

Sarebbe stato bello un epilogo diverso.

O forse no.

Il calcio non è una favola, il calcio è la realtà. E la realtà a volte è crudele e vede grandissime imprese ad un passo dalla gloria crollare come castelli di carta.