Roma, Abraham: “Mou fondamentale per il mio arrivo qui”

Roma M Abraham

(Photo by LINDSEY PARNABY, Onefootball.com)

L’attaccante della Roma Tammy Abraham ha rilasciato un’intervista al portale inglese The Athletic, a poche ore dall’andata di semifinale di Conference League contro il Leicester City. Di seguito le sue parole riportate da TMW.

Roma Abraham
(Photo by LINDSEY PARNABY, Onefootball.com)

Roma, Abraham: “Sono in club incredibile. Qui mi sento una star”

La Roma è un club incredibile. Mi sembra di aver avverato un sogno. Da quando ho messo piede in questo posto, tutti mi hanno fatto sentire a casa. A partire dal benvenuto in aeroporto. Bellissimo vedere la gente accogliermi. E quando faccio gol, sento davvero la passione. Qui senti parlare di calcio ovunque vai. Rispetto al Chelsea, qui mi guardano con occhi diversi. Non sono più il giovane della Primavera, qui mi sento come una star“.

Al Chelsea ho militato nel club in cui ero bambino e non è stato semplice andare via. Ma poi arriva un momento in carriera dove devi fare quello che è meglio per te. C’erano diversi club su di me, anche l’Arsenal. Poi sono arrivati Mourinho e Tiago Pinto. Ci ho parlato e ho capito l’ambizione del club e quanto mi volessero. Roma era il posto giusto per me. Giocatori come Salah, De Bruyne e Lukaku hanno lasciato il Chelsea e sono diventati fortissimi. La Serie A non è la Premier ma è comunque un campionato estero dove impari cose nuove. Ho capito che questo era il mio momento“.

Ricordo ancora le prime parole che mi disse Mourinho. “Tammy vuoi rimanere nella piovo Inghilterra o goderti il sole a Roma?”. Abbiamo riso e parlato. Lui è stato fondamentale per il mio arrivo. Lo chiamo il mio “zio italiano“.

Mourinho è come lo vede in TV. é uno dei miglior allenatori al mondo e sa sempre come motivarti. Ha un modo suo per caricarti e spingerti a dare il meglio. Non ti dirà mai bravo o stai facendo bene. Ti dirà solo che puoi fare anche meglio“.

Bellissimo il Derby vinto. Sappiamo che significava tanto per i tifosi. Ho ricevuto tanti messaggi e telefonate prima della partita, con la gente che mi fermava per strada a parlarne. C’erano tifosi che battevano e bussavano alle nostre macchine per motivarci“.