Roma cercasi, la crisi non è (solo) di risultati: Mourinho ha finito gli alibi

José Mourinho

José Mourinho (Getty Images) - calcioinpillole.com

La Roma viene eliminata dalla Coppa Italia. Ancora una volta. Quel che resta, però, è l’amaro in bocca di una piazza esausta.

Piove sempre sul bagnato. A Roma, sponda giallorossa, il tempo non era bello prima della partita ed è peggiorato sensibilmente dopo il triplice fischio di un Derby – nei fatti e nella sostanza – mai giocato. Una gara che ha visto il primo tiro in porta al minuto 86 non può essere commentata dal punto di vista tecnico. Allora occorre cercare altro.

Le facce dei giocatori hanno parlato chiaro: i giallorossi sono disorientati. Una squadra senza idee è possibile da concepire, meno auspicabile (e gestibile) è una compagine senza ambizione. Il Derby di Coppa Italia, per la Roma, doveva essere il riscatto. La storia e i trascorsi dicono che la squadra di Mourinho ha un conto aperto anche con la coppa nazionale che ha saldato, davanti al settore ospiti pieno, nel peggiore dei modi. Questo significa ripartire ancora da un’amarezza. L’ennesima.

Che fine ha fatto la Roma?

I tifosi non la sentono soltanto perchè continuano a cantare, ma non sono obnubilati da digerire un simile scenario. La Roma, contro una Lazio rimaneggiata e dalle assenze pesanti, non è scesa in campo. Stavolta il rifugio non è neppure nei cali di attenzione. I giallorossi in partita non ci sono mai stati, se non nei sette minuti finali  di recupero. Troppo poco per sperare di rimettere insieme i pezzi. L’arma in più doveva essere Paulo Dybala, alle prese con l’ennesimo problema fisico.

Roma Dybala
(Photo by Paolo Bruno, Gettyimages) calcioinpillole.com

Condizione – questa sì – imputabile alla sfortuna. Usarla come alibi, però, è il segno del punto di non ritorno: ammettere, davanti alle telecamere, che la Roma senza Dybala è spenta (come ha fatto lo Special One dopo una partita da 4 a essere generosi) significa gettare alle ortiche un progetto prima della fine. La squadra ha perso (male) un Derby e la Coppa Italia, ma la stagione – malgrado tutto – non è ancora finita. Ammettere di essere dipendenti da un giocatore vuol dire trovare a tutti i costi un punto di fuga.

La “resa” di Mourinho

Mettere le mani avanti, prima con sé stesso e poi con gli altri: quelli che riempiono lo stadio e gli schermi ogni volta. “Se non c’è Dybala non c’è fiducia, significa tanto”, ha detto Mourinho. Il punto è che tra tanto e tutto ci passa un abisso: quello in cui adesso risiede la Roma. Un giocatore – anche se top player come l’argentino – può e deve fare la differenza. Essere un valore aggiunto. Non il valore della squadra. Una squadra sono undici persone, quando scendono in campo.

bove bottiglia
Bove colpito da una bottiglia in Lazio-Roma – Getty Images, calcioinpillole.com

Fuori possono arrivare anche a più di 80.000, ma questo è un discorso complesso e non sempre utile (ai fini del risultato, perchè sul mercato paga). Se – e quando – la squadra è incarnata da un giocatore solo, allora c’è un problema serio con cui fare i conti. Possibilmente prima della fine. Ammetterlo è il primo passo, ora la Roma è chiamata a fare tutti gli altri. Perché – come diceva un vecchio striscione nell’agosto 2013 – non saper rimediare a una sconfitta è peggio della sconfitta stessa.