Roma, effetto Tirana agli sgoccioli: da cosa può ripartire Mourinho

Roma Helsinki Mourinho

Roma Helsinki Mourinho

Roma, la musica è finita, ma gli amici non se ne vanno. Restano, nel momento del bisogno, anche quando non c’è nulla da festeggiare ma bisogna riflettere. Pensare a cosa sia andato storto in questa settimana priva di soddisfazioni per i giallorossi: un dato certo – che non passa mai – è il calore del pubblico. I tifosi giallorossi sono sempre presenti: la stagione è partita con le migliori premesse, ma poi le sconfitte con Udinese prima e Ludogorets poi hanno raccontato una storia diversa.

Proprio quando il Feyenoord tornava a Roma per perdere amaramente contro i cugini biancocelesti dopo averlo fatto qualche mese prima in Conference: sconfitta che valse un trofeo, l’ennesimo per Mourinho. Il più importante – nell’era contemporanea – per i giallorossi. La coppa, tuttavia, anche se ha una patch a ricordarlo, non deve cancellare la fame e la voglia di migliorarsi. Deve restare un punto di ripartenza quando di punti bisogna farne tre – forse la Roma se l’è dimenticato – per vincere e andare avanti sia su un fronte che sull’altro. Mourinho deve rinfrescare la memoria ai propri giocatori, ma non è tutto perduto (al netto dei 6 punti tra campionato e coppa lasciati per strada).

Roma, l’effetto Tirana è finito: come tornare a vincere

Mourinho Ludogorets-Roma
Lo Special One alle prese con l’enigma Roma

I segni incoraggianti li dà Dybala, che sembra entrato immediatamente nei meccanismi di Mourinho, e poi c’è quel Belotti che anche in Europa League è entrato con il sangue agli occhi per cercare di mettere a posto le cose: le sue e della Roma. Il tempo degli esperimenti forse è finito, perchè non appena si comincia a fare i conti con gli infortuni è difficile fermarsi a pensare di modificare un assetto. Qualcosa da cambiare, sicuramente, c’è: altrimenti non sarebbero arrivate due sconfitte.

Il quid in più, però, debbono metterlo i giocatori: gli stop forzati non aiutano, ma gli altri che sono in campo non possono più sottovalutare l’avversario. Basta con i ritmi altalenanti e le prestazioni a singhiozzo: il problema la Roma ce l’ha sempre avuto con gli esami di maturità: se avesse vinto con l’Udinese, avrebbe guadagnato la testa della classifica. Come da tradizione, però, appena occorre fare il grande passo subentra l’emozione o l’atteggiamento sbagliato.

Le pedine di Mourinho

Mourinho deve lavorare proprio su questo: in tal senso sono arrivati elementi che hanno insita in loro la “cultura della vittoria” dato il tipo di palcoscenici che hanno calcato. Dybala, ma soprattutto Wijnaldum e Matic, in tal senso, possono fornire l’apporto desiderato. L’olandese è già fuori causa, se i risultati non aiutano figuriamoci la sorte, è arrivato Camara ma non è detto che sia finita qui. Frattesi è ancora in freezer: la trattativa non si è conclusa in estate, ma a gennaio potrebbe arrivare la fumata bianca. In concomitanza con l’arrivo di Solbakken.

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Il tempo può giocare brutti scherzi: per questo c’è il mercato e i Friedkin hanno dimostrato di poter tendere più di una mano allo Special One. Il resto, però, dovrà mettercelo lui insieme alla squadra. Per “sopperire” agli infortuni, basta un’ottima campagna acquisti, ma per migliorare le prestazioni servono le idee chiare. Quelle non si comprano al mercato: la Roma già da Empoli deve capire cosa vuol fare da grande. Ormai non è più una sorpresa: i giallorossi sono tra le big della Serie A, devono solo comprendere se hanno la forza per rimanerci.