Sacchi su Ronaldo in Serie A: “Perdiamo il miglior solista”

Sacchi Europa

(Photo by Imago Images)

Arrigo Sacchi, considerato uno dei migliori allenatori nella storia del calcio, nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ha voluto mettere sotto la lente il percorso di Ronaldo in Italia.

La Serie A senza una stella

“Perde un grandissimo solista, forse il migliore. Però il calcio è uno sport che si fa in undici, conta il collettivo. Il singolo non può vincere se non ha l’aiuto degli altri. Maradona è stato il più grande, siete d’accordo? Bene, ha mai vinto la Coppa dei Campioni? No”.

Sacchi e il “suo” Mondiale

“Lo so bene, però credetemi: il singolo ha bisogno della squadra più di quanto la squadra abbia bisogno del singolo. Ronaldo era stato acquistato per conquistare la Champions League, ma la Juve non l’ha conquistata. E sapete perché? Quel trofeo lo vinci se hai una squadra nella quale i singoli sono perfettamente integrati e disposti a sacrificarsi per gli altri. Sennò vai fuori ai quarti o agli ottavi…”.

Ronaldo in Italia

“Mi viene in mente che poteva arrivarci prima, nel nostro campionato. Nel 2003 ero direttore tecnico del Parma, offrimmo 12 milioni allo Sporting Lisbona, ma poi arrivò il Manchester United che ne tirò fuori 16 o 17 e vinse l’asta. Comunque, alla Juve Ronaldo ha fatto bene, ha segnato tantissimo. Lui, quando vede la porta, è un fenomeno. Gioca per quello. Se gli capita un’occasione, ti fa due gol. Però è un giocatore per squadre che non puntano su una manovra collettiva”.

I tifosi si dividono

“Logico, perché i tifosi bianconeri sono sempre stati abituati a pensare che il calcio è uno sport individuale. Si affezionano ai campioni, giustamente. Li amano, lo adorano. Ma dovrebbero pensare che ciò che si deve amare è il gioco: quello, quando ce l’hai, non ti lascia mai, non prende l’aereo e vola verso Manchester…”.

Tre allenatori per Cr7 alla Juve. Dove è stato migliore?

“Non ho notato grandi differenze. Lui fa sempre le stesse cose e le fa a un livello altissimo. Ha logicamente bisogno di essere alimentato, di toccare spesso il pallone, di avere opportunità di calciare in porta. Per questo deve stare in una squadra che domina il campo ed è padrona della sfida”.

Juve più debole?

“Torniamo al solito discorso: se si pensa che il calcio sia uno sport individuale, sì. Ma se invece pensiamo al calcio come a uno sport di squadra, allora dico che da questa cessione si possono trarre le energie per un futuro ancora più brillante”.

Un gruppo

“Adesso, senza Ronaldo, gli altri dovranno diventare ancora più gruppo. Avranno maggiori responsabilità. Nessuno potrà più dire: ‘Tanto ci pensa Ronaldo!’. Eh no: Ronaldo non c’è più, ora sono gli altri a doversi far carico del gioco, della manovra, di tutto. E sarà un bene per la Juve perché ha la possibilità di diventare un vero collettivo nel quale i singoli si esaltano perché sono perfettamente integrati nel gruppo. Soltanto attraverso questo passaggio fondamentale si può arrivare a essere dominatori in campo europeo”.