Sampdoria, Giampaolo: “Sono riconoscente all’Empoli”

Il tecnico della Sampdoria Marco Giampaolo è intervenuto in conferenza stampa per presentare il match della 26ª giornata di Serie A tra doriani ed Empoli esordendo con queste parole: “Ogni domenica giocheremo partite importanti. I giocatori sanno che le partite sono importanti. Poi arriveranno quelle determinanti”.

Samp-Empoli, la conferenza stampa di Giampaolo

La gara, che andrà in scena domani alle ore 15:00, ha un sapore particolare per il tecnico blucerchiato, visto che ha allenato la formazione toscana nella stagione 2015-2016. Ecco le sue dichiarazioni: “L’Empoli per me ha rappresentato un crocevia determinante per la mia carriera perchè hanno avuto il coraggio di venirmi a ripescare in Serie C, devo molto all’Empoli, sono riconoscente, ho sempre elogiato la politica calcistica dell’Empoli perchè sanno fare calcio. E’ una società piccola ma molto virtuosa, non sbaglia nella scelta degli allenatori, non sbaglia nella scelta dei calciatori. Sanno fare calcio, sono bravi. E io, per quanto mi riguarda, sono riconoscente perchè mi ha permesso di tornare ad allenare in Serie A. Poi quando uno scende in campo ognuno pensa a portare a casa i tre punti per il proprio club, per la propria professione e per tutto ciò che rappresenta”.

Sull’avversario di domani:E’ una squadra costruita per giocare a calcio. E’ nella loro tradizione. Andreazzoli è molto bravo, idee innovative. Ho visto diverse partite dell’Empoli, hanno qualità, hanno freschezza, hanno spregiudicatezza, hanno conoscenze. E’ una squadra da affrontare con le giuste motivazioni, con il giusto atteggiamento, con la giusta mentalità e con grande attenzione. E’ una squadra che, nello score in trasferta, ha numeri invidiabili. E’ una partita da prendere con le molle, difficile e noi dobbiamo essere consapevoli dell’importanza di questa partita”.

Giampaolo sulla sua Samp: “Probabilmente non giocheremo sempre allo stesso modo da qui alla fine perchè le contestualizzeremo ma dovremo tirare fuori il meglio da ognuno di loro. Innanzitutto ho un metodo di lavoro che non esclude nessuno, non me lo sono mai sognato nella mia carriera di escludere qualcuno. Ne voglio 20, non voglio allenarne 25 perchè lì devi escluderne qualcuno. Nella partecipazione al lavoro settimanale io coinvolgo sempre tutti. Oggi il calcio dice che è cambiato perchè si inizia in undici e si finisce in sedici. Cinque cambi alla fine sono il 50% dei primi undici e cambiano totalmente le squadre. Chi ha panchine profonde, panchine di qualità, riesce anche a cambiare le partite. E io ai miei calciatori dico che si inizia in undici ma si finisce in sedici, i cambi ti possono affossare come dare quella spinta in più. Non ci sono più titolari o riserve”.