San Siro non ha interesse culturale: “Ne siamo veramente sicuri?”

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

San Siro è uno di quegli stadi in giro per il mondo che ha scritto la storia del calcio. Inter e Milan per rimanere al passo con i tempi però stanno proponendo delle soluzioni alternative. Le due squadre milanesi in un primo momento sembravano propense per un ammodernamento della struttura già esistente, ma con il passare del tempo ha preso sempre più corpo l’idea e la realizzazione di una struttura completamente nuova. Cosa ne sarà di San Siro dunque? Le autorità competenti sul patrimonio italiano, all’inizio di quest’anno hanno stabilito che lo stadio non ha “interesse culturale” e che quindi potrà essere abbattuto.

E’ probabile che San Siro venga sostituito con una nuovissimo stadio da 60.000 posti. Trasferirsi in un terreno all’avanguardia e, soprattutto, di proprietà del club non ha fatto male alla Juventus, ma abbattere uno stadio come questo sarebbe come spianare una cattedrale.

The Guardian ha ripercorso la storia dello stadio dalla sua costruzione avvenuta nel 1926. Il primo grande evento ad essere ospitato furono tre gare del Mondiale del 1934, vinto poi dall’Italia. Lo stadio, inizialmente, era di proprietà del Milan, il suo terreno venne poi venduto alla città di Milano nel 1935. L’Inter nel 1945, si unì ai rossoneri per giocarvi le sue partite in casa. Negli anni ’50 la struttura fu ampliata fino alla capienza di 80.000 spettatori. Nel 1965 venne ospitata la prima finale di Coppa dei Campioni: l’Inter si impose 1-0 sul Benfica di Eusebio con gol di Jair. I nerazzurri restano l’ultima squadra ad aver vinto la Coppa dei Campioni sul proprio terreno.

Negli anni ‘80 lo stadio cambiò denominazione e fu ribattezzato Stadio Giuseppe Meazza, in onore del grande attaccante italiano Peppino Meazza che giocò dagli anni ’20 agli anni ’40 sia per l’Inter che per il Milan. Alla fine degli anni ’80 iniziarono i lavori per la costruzione del terzo anello. Furono costruiti anche il tetto completo di travi rosse e le 11 torri cilindriche. Tutto ciò in vista dei Mondiali del 1990 che si sarebbero giocati in Italia. San Siro fu scelto come sede inaugurale della competizione ed ospitò la sfida tra i Campioni del Mondo in carica dell’Argentina e la sorpresa di quel Mondiale: il Camerun di Roger Milla.

Negli anni ’90 lo stadio fu il palcoscenico dei più grandi campioni di quella generazione. Da Marco Van Basten a Ronaldo, passando per gli eterni Franco Baresi e Giuseppe Bergomi, fino ad arrivare a George Weah, Roberto Baggio e Christian Vieri. Senza dimenticare i vari Youri Djorkaeff, Frank Rijkaard, Ruud Gullit, Ivan Zamorano, Dennis Bergkamp, Paolo Maldini e Javier Zanetti. Una sfilata di fuoriclasse semplicemente sensazionale.

Nel 2001 e nel 2016 San Siro ha ospitato altre due finali di Champions League, entrambe terminate ai calci di rigore. Quella tra Valencia e Bayern Monaco e il derby spagnolo tra Atletico Madrid e Real Madrid. Nel 2004 l’impianto è stato testimone dell’addio al calcio di uno dei più grandi numeri 10 della storia italiana: Roberto Baggio. Negli stessi anni vi giocavano campioni del calibro di Andry Shevchenko, Andrea Pirlo e Clarence Seedorf. Nella stagione 2009-10 vi ha giocato la leggendaria Inter di Mourinho, unica squadra italiana nella storia capace di vincere campionato, coppa nazionale e champions league nella stessa annata.

San Siro effettivamente più che un campo di calcio è un museo. Un museo dei nostri ricordi, delle domeniche pomeriggio passate a guardare giocare questo o quel campione. Ci possono essere legittimi argomenti finanziari, strutturali e logistici per demolire San Siro, ma la proposta sembra assurda dal punto di vista di un romantico del calcio.

Noi, nel nostro piccolo siamo d’accordo con The Guardian: lo stadio di San Siro, a differenza di ciò che ne pensano le autorità, sicuramente, ha un “interesse culturale”.