Serie A – Il vagone della settima

I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni, diceva Picasso. I cambiamenti, o le evoluzioni, sì, ma quelle del contagio, diremmo noi. L’Italia si è divisa, non inseguendo un becero federalismo, bensì in zone. Da questo venerdì non siamo più verdi, bianchi e rossi, ma gialli, arancioni e rossi. Tricolori non d’orgoglio, ma di paura. Chiude, di nuovo, quasi tutto. Resta poco, ma almeno, egoisticamente, resta il calcio. Il calcio che viaggia su un vagone differente. 

Un vagone che questa settimana farà la sua prima fermata a Reggio Emilia, dove i secondi in classifica, oramai non fa più strano dirlo, aspettano i penultimi. È la partita del merito che se la vede col demerito. Il Sassuolo è la più bella realtà di questa Serie A, senza alcun dubbio. Non una nuova Atalanta, viaggia su una strada ideologicamente differente.

De Zerbi sta ottenendo i frutti del suo lungo lavoro e forse ha convinto i suoi ad essere meno belli e più antipatici, serve a lasciare qualcosa di sé alla storia. Ritroverà Berardi e Caputo e compirebbe un piccolo e personalissimo miracolo mantenendo la posizione arrivati alla seconda sosta. Di fronte c’è un Udinese che peggio, sinora, non avrebbe potuto fare. Gotti la scorsa stagione ebbe la forza di soffiare su una fiamma spenta, non ha ancora avuto quella di accenderla da zero. L’undici bianconero ha una qualità media che non rispecchia la posizione, è un disequilibrio figlio di problemi irrisolti, di dinamiche che non funzionano, feeling e conoscenze che mancano, involuzione. Urge una scossa e poco importa la sua origine.

La seconda fermata del vagone A ha destinazione Cagliari. Di Francesco sfida il suo peggior passato, la Sampdoria. Ranieri le sue prime luci, in Sardegna conquistò il suo primo trofeo da allenatore e guidò i padroni di casa dalla C alla A in solo due anni. Erano i suoi primi miracoli, continua a compierli in blucerchiato, la sua squadra ha tutto quello che manca al Cagliari: la continuità. L’impressione è che i rossoblù debbano vivere sempre al di sopra delle proprie possibilità per esprimersi, nella normalità si smarriscono. Ma la normalità è ciò che avranno di fronte, sarà un test di maturità.

Sarà poi il turno di Benevento-Spezia alle 18, le due gemelle diverse, neopromosse differenti ma simili nel coraggio. L’anno scorso Inzaghi ha avuto la meglio su Italiano due volte su due e in sostanza le filosofie di gioco sono rimaste le stesse. La domanda sul Benevento è se non chieda a se stessa più di quanto effettivamente può dare, sembra per un granello di sale sciupare la minestra. Il sale è misura. Di fronte c’è uno Spezia più quadrato, ha quasi gli stessi punti ma ha preso meno titoli dei giornali.

Il vagone terminerà la sua corsa del sabato a Parma, dove i crociati attenderanno la Viola. Attenderà soprattutto Commisso. Attenderà che Iachini smetta di compiere errori, perché quella a cui stiamo assistendo è una Fiorentina da errore continuo, un costante equivoco tecnico e tattico, basta guardare la posizione dei giocatori in campo. Un campo da cui, invece, sembra non uscire mai la squadra di Liverani, non c’è un vero spartito e nemmeno la mano dell’allenatore, ma se manca un identità concettuale, c’è di sicuro una pratica, perché poi vende cara la pelle. Dovessero spuntarla i padroni di casa, dopo la sosta avremmo un nuovo tecnico a guidare gli ospiti.

La domenica si aprirà col primo match clou della giornata: Lazio-Juventus. È difficile prevedere quale sarà l’undici scelto da Inzaghi, perché il caos tamponi è una vera e propria incognita, pesa sia sui biancocelesti che sulla credibilità delle operazioni di prevenzione. In tutto ciò i padroni di casa, anche avendo perso la dimensione delle scorse stagioni, fanno il meglio che possono e non è detto che questo non possa bastare contro la Juve. I bianconeri arrivano da due vittorie e hanno ritrovato Ronaldo, ma non sono ancora al top ed hanno molto più senso in Europa che in Italia. La Juventus sta ancora cercando di capire come stare in campo e bisognerà stabilire se questo stare in campo è sostenibile in Serie A, soprattutto con due centrocampisti e non con tre. Dovesse giocare Kulusevski al posto di McKennie ci saranno dati altri elementi per comprenderlo. In generale quella di Roma potrebbe essere un partita ricca.

Come ricca di significati sarà quella contro la Roma per il Genoa. Gli uomini di Maran hanno avuto il grosso merito di fare fronte alle difficoltà con tantissimo cuore. Sono stati il primo cluster italiano e questo ha un peso specifico, sul senso della loro stagione e sulla classifica. Ma a un certo punto poi devi ritornare a vincere, il calcio è tiranno. Non sarà certo facile ritornare a farlo contro la Roma. I giallorossi rispetto ad inizio campionato hanno trovato convinzione e condizione, hanno tante idee, fanno tante cose e le stanno facendo di un gran bene, saranno anche pazzi, ma è una pazzia al momento difficile da arginare.

Un vagone al riparo da possibile battute d’arresto sembrava l’Atalanta, che alle 15 ospiterà l’Inter. Qualcuno storcerà il naso se diciamo che entrambe sono le grandi delusioni di questo inizio stagione. La verità è che l’Atalanta ha capito finalmente di non essere una grande grazie alla batosta con il Liverpool, può essere al loro livello se capisce di appartenere ad una dimensione minore, ma il ridimensionamento ha sempre un prezzo. L’Inter, invece, manca di sostanza. Conte parla di dettagli da curare per essere vincenti, l’impressione è che manchi la sostanza, quella sostanza che dovevano portare Vidal e Kolarov, i suoi prescelti. Sostanza che sembra potersi assumere solo Lukaku, ed è inaccettabile debba cadere su un uomo e non su un gruppo, al secondo anno di lavoro peraltro. Quale delle due nerazzurre ritornerà a casa senza punti, cadrà nella sua prima e personalissima crisi stagionale.

La prima vittoria stagionale, invece, è stata finalmente trovata dal Torino nel recupero infrasettimanale. Ma una rondine non fa primavera per Giampaolo, perché sa che la tenuta mentale dei suoi è pari a zero. Allora cosa serve? Vincere ancora, e l’occasione è quella di una partita in casa contro gli ultimi in classifica: il Crotone. Ultimi che sono alla ricerca disperata di punti, ma incapaci di prenderseli per inferiorità. Devono fare di più e soprattutto capire che quanto bastava in B in A è poco.

Alle 18 della domenica, il vagone fermerà a Bologna, dove il contesto ci lascia auspicare una partita da cuori forti. I padroni di casa non fanno i conti e non amano snaturarsi, gli ospiti, il Napoli, vanno a nozze con chi gli permette spazi. Il risultato difficilmente ci farà annoiare, naturalmente gli azzurri, nonostante la sconfitta in casa col Sassuolo, sono nettamente favoriti.

Dovrebbe esserlo anche il Milan, nettamente favorito nell’ultimo match della giornata, quello contro il Verona. Favorito perché è primo e per i numeri, ma nell’effettivo non è così. Non è così, e c’entra poco il Lille. La sconfitta mancava da più di duecento giorni, statisticamente sarebbe arrivata prima o poi. C’entra molto Juric, perché il suo sistema funziona, funziona sempre anche se cambiano i fattori, funziona anche contro le big perché si esalta. Da una parte c’è chi vuole mantenere la testa della classifica, dall’altra gli storici guastafeste.

In un Italia a colori la giornata non poteva che chiudersi con un contrasto.