Serie A, la prova del nove

(Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP) (Photo by FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images)

In matematica la prova del nove è un test di controllo (non infallibile) utilizzato per verificare l’esattezza del risultato di un’operazione aritmetica tra numeri interi, attraverso il raffronto delle radici numeriche degli operandi e del risultato. Nella vita comune l’espressione “prova del nove” sta ad indicare quel momento in cui qualcuno o qualcosa deve affrontare una verifica per certificare le sue abilità, qualità o conoscenze.

Ecco che la prova del nove, questo fine settimana, sarà la prova della nona. Perché sì, il campionato è lungo e tutta la stagione è ancora da giocare, ma nove partite non sono poche. Nove partite possono già essere una piccola sentenza, un preambolo del futuro più prossimo di tante squadre. Fallire non darà una sicurezza matematica sul proprio destino, ma quel destino si aprirà sicuramente a punti di vista differenti.

È il caso di Sassuolo-Inter, che aprirà, per l’appunto, la nona giornata. La nona, la prova del nove dei nerazzurri. Dei nerazzurri troppo brutti per essere veri, in cerca di condizioni d’esistenza, che si ritroveranno a fare la conta in casa di chi ha più certezze di tutti. I neroverdi sono la seconda squadra del campionato per merito, una delle più belle rappresentazioni del nostro calcio, e non hanno nulla da perdere. Per utilizzare ancora termini matematici, dovessero fallire gli uomini di De Zerbi non si rovinerebbero la media e, anzi, tutto ciò che avanzerà sarà grasso che cola, occasione di ulteriore gioia. Fallimento che Conte, con un piede fuori dalla Champions e a cinque punti dai cugini primi in classifica, non si può permettere. Per quanto la pazza Inter sia emozionante, il tecnico pugliese è pagato per tenere a freno le emozioni e fare dei nerazzurri una grande squadra: oggi non lo sono ed il Sassuolo diventa un’opportunità per mostrare a tutti che, nonostante la batosta contro il Real Madrid, quest’Inter è viva. In caso contrario potrebbe non esistere più l’Inter di Conte.

Dalle 18:00 in poi, invece, sapremo se il Benevento è attrezzato per i miracoli e se Inzaghi sta davvero ammorbidendo il suo credo a favore della stabilità dei virtuosi. Dall’altra parte del campo ci sarà la Juventus, i campioni iridati che si stanno ritrovando. Perché, in fondo, è sempre così. I bianconeri sono sempre lì e cominciano ad avere un’identità nuova, moderna. Mancano ancora troppe volte di concentrazione e di misura. Mancherà Ronaldo, con il quale i bianconeri partono sempre dall’1 a 0. La sensazione è che la partita sarà decisa, più che dal controllo del gioco, dal controllo degli spazi. Pirlo vuole che i suoi ne occupino tanti con tanti uomini, gioco forza occupandoli in avanti si tende a lasciarli liberi dietro e i padroni di casa proveranno a sfruttarli con sfrontatezza. L’esito sembrerebbe già scritto, ma il calcio lo conosciamo bene.

Interessante sarà il “parricidio” che ci prospetta la nona giornata. Perché alle 20:45 l’Atalanta se la vedrà con il Verona. Juric è un figlio calcistico di Gasperini, è nato dalla sue idee e poi le ha fatte sue. È lecito attendersi una partita intensa, perché è scritto nel dna di chi scende in campo. È lecito un gap fisico tra le due. Gli ospiti avranno più gamba, i nerazzurri hanno dato tanto ad Anfield, dove hanno compiuto un’impresa, e dovranno ottenere per forza i tre punti nella prossima europea con il Midtjylland. Ma c’è pur sempre il campionato e la prova sarà quella di dimostrarsi attrezzati per mantenere le competizioni.

La domenica, invece, si aprirà con l’Udinese ospite della Lazio. I biancocelesti continuano ad impressionare per qualità che vanno oltre il campo, forse questo è il grande pregio di Simone Inzaghi: ottenere dal gruppo uno scarto umano più che tecnico. Non si potrebbe spiegare altrimenti. Non si potrebbe spiegare che dopo le mille difficoltà, la squadra è in coda in classifica per ciò che le compete ed ha quasi strappato il pass per gli ottavi di Champions, facendo molto meglio di chi per quel meglio è attrezzato. Sono tornati quasi tutti gli effettivi, e gli ospiti dovranno trovare un modo per uscire indenni dall’Olimpico. Gotti si affiderà ai suoi uomini migliori, Pereyra e De Paul, e alla tattica, di cui è maestro, per limitare i danni.

La prima alle 15:00 della nona giornata sarà Bologna-Crotone, due rossoblù. È l’occasione rara per i padroni di casa di fare amicizia con la continuità, questa sconosciuta. Mihajlovic ha ottenuto una vittoria importante a Genova contro la Sampdoria ed ora ha quasi l’obbligo di ripetersi, perché queste sono le partite che fanno la differenza nel destino di una stagione, questi sono i momenti in cui costruire trend positivi che come energie rinnovabili danno carica agli ambienti per settimane. Carica nulla, o pari a zero, è quella di cui vivono, invece, gli ospiti fermi a 2 punti, all’ultimo posto, e a quella sensazione amara che questo è e questo sarà. Per smuoversi serve qualcosa, una scintilla, e Stroppa ha il compito di farla scattare.

Scintilla sulla quale sta soffiando Prandelli. Ha avuto un esordio triste non all’altezza del suo passato Viola, ma è andata meglio alla seconda, quando ha ottenuto la vittoria in Coppa Italia ai danni dell’Udinese. Vincere aiuta a vincere, e l’impressione è che la Fiorentina ne sia completamente disabituata, magari il primo passo è stato compiuto. Certo, non sarà facile il secondo di passo. A San Siro c’è la prima della classe. Il Milan bello che ha convinto a Napoli, ma che sarà orfano di Ibra, il sancta sanctorum. Sarà Rebic a prendere il posto dello svedese in avanti, non sarà facile per lui, non sarà facile per la squadra perdere il proprio riferimento. I rossoneri saranno il bambino lasciato a scuola dal padre il primo giorno. Le possibilità sono due: scoppieranno a piangere oppure metteranno in pratica ciò che hanno imparato a casa.

In casa il Cagliari attenderà lo Spezia, alle 18:00. La prova del nove della nona giornata, in questo caso, sarà prova per entrambe. I rossoblù hanno deposto le armi nell’ultima a Torino contro la Juve, ma convinto per lo spirito e l’atteggiamento, come avevano fatto anche altre volte in precedenza. Supereranno il test, però, se all’approccio seguiranno anche i punti, che al momento non sono molti. Di punti, invece, ne ha tanti, per quello ci si poteva attendere lo Spazia, uno solo in meno ai padroni di casa. Italiano stupisce per la concretezza e la solidità del suo gioco, per i risultati. La prova è continuare a farlo, si affiderà ad un gioco diretto e verticale, semplice. Assisteremo allo scontro tra due fazioni e filosofie opposte, ciò è attraente.

Come è attraente il big match della nona giornata: Napoli-Roma, in scena allo stadio Diego Armando Maradona. Gli azzurri vengono da una brutta sconfitta con il Milan e da una prova vincente, poco convincente, in Europa League, ma, soprattutto, da una perdita immensa che ha fatto male al mondo intero, quella di Diego. Il più grande, l’uomo che con un palla tutto poteva e che con la sua personalità è stato simbolo di riscatto degli ultimi. Giocherà per il suo 10 il Napoli e questo probabilmente basterà per cancellare quei vuoti di concentrazione che affliggono la squadra di Gattuso e che ne sono il vero limite. La Roma, terza in classifica e vittoriosa anche in Europa, non scenderà, però, in campo in veste commemorativa. Giocherà a suo modo, in maniera veloce, sfruttando ferocemente le transizioni offensive. La prova dei giallorossi è convincerci che il discorso primo posto può allargarsi anche a loro, che non sono certo solo spettacolo: vengono da Trigoria non da Cinecittà. 

I due posticipi della nona giornata, invece, sono in programma per il lunedì, uno alle 18:30 e l’altro alle 20:45: Torino-Sampdoria e Genoa-Parma. Giampaolo sfiderà il suo migliore passato e “il test della panchina”, Ranieri spronerà i suoi uomini, perché arrivano da due sconfitte (una nel derby di Coppa Italia) e ricordano la penuria manifestata ad inizio stagione che pareva superata. Nell’altro match, quello della sera, Maran e Liverani, immersi in acque torbide, dovranno trovare un modo per vedere e scorgere finalmente terra e non affondare.