Spezia, Italiano: “Una salvezza insperata che vale il doppio”

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Photo LaPresse - Tanopress

Un’impresa di Vincenzo Italiano con lo Spezia, con la salvezza matematica conquistata dopo lo strabiliante 4-1 casalingo contro il TorinoLa situazione non era delle migliori prima di quella partita, ma la squadra ha saputo reagire bene alla pressione e si è conquistata un posto in Serie A anche per la prossima stagione. “La promozione non era programmata, la salvezza era insperata e vale il doppio perché conquistata in condizioni critiche con una squadra molto giovane” – queste le parole del tecnico Italiano alla Gazzetta dello Sport nell’edizione odierna.

L’intervista integrale a Italiano

La stanno cercando in tanti, a cominciare dal Sassuolo.
«Aspetto di parlare con la nuova proprietà, vorrei sentire cosa dicono, che progetti hanno. Tutti siamo ambiziosi. E comunque ho ancora un altro anno di contratto. È la stessa situazione di una stagione fa».

La clausola di un milione di euro in caso di risoluzione unilaterale del contratto? «L’ha voluta la società, non penso sia una problema».

Allenatore giovane? «Per la verità, lo scetticismo c’era anche prima della A quando tutti ci davano per spacciati con un esordiente in panchina. Poi ho convinto la gente e ho scoperto una passione che non mi aspettavo».

Vale più la salvezza o la promozione in A? «La promozione non era programmata, la salvezza era insperata e vale il doppio perché conquistata in condizioni critiche con una squadra molto giovane».

Su, non si pianga addosso… «No di certo, ma è vero che siamo partiti tra difficoltà incredibili, subito dopo aver giocato i playoff, senza fare amichevoli, con 34 giocatori in rosa e 21 debuttanti. Ma il giorno del raduno ne avevo solo 16 disponibili. Poi il Covid, il fatto di dover giocare a Cesena le prime gare interne… Senza contare la cessione societaria proprio nel mezzo del mercato, potevamo avere qualche rinforzo in più e invece è arrivato solo Saponara, che è stato determinante».

Cosa l’ha colpita della sua prima Serie A? «La fisicità dei giocatori, l’organizzazione delle squadre, la velocità a cui viaggia il pallone. Da giocatore me la ricordavo così, non è cambiata molto».

Difesa alta e costruzione dal basso: risultato, vi siete salvati con 70 gol presi. Record tra i 5 maggiori campionati europei. «Sì ma non dimentichiamo i 50 segnati. Non ho dogmi: posso anche giocare con due attaccanti e un difensore in più. È utile tenere il baricentro alto, per diversi mesi siamo stati la squadra che ha fatto più fuorigioco con tanto possesso palla. Poi ho cercato l’equilibrio».

Zemaniano nell’animo? «Sì, mi piaceva anche da giocatore. È stato una grande fonte di ispirazione. A partire dal modulo, il 4-3-3».