SuperLeague, i tre punti cruciali del lussuoso piano economico

A gennaio la macchina organizzatrice della SuperLeague ha raggiunto il suo apice, in un incontro tenutosi a Torino tra i due presidenti Florentino Perez e Andrea Agnelli. Jp Morgan come entità fondante di tale giro di miliardi, e una struttura finanziaria che coinvolgerà ‘i soldi veri’ dell’entertainment sportivo. Un’accurata analisi de Il Sole 24 Ore mette in luce gli aspetti principali dell’operazione Superlega, nata e cresciuta un passo alla volta negli ultimi due anni. Un piano aureo e lussuoso che, sottoposto al vaglio dei principali club europei coinvolti, ha ricevuto il benestare nonché l’adesione.

Maxi finanziamento in attesa dei veri ricavi

JP Morgan avvierà il progetto con fondi immediati ai club, volti a fungere d’anticipo rispetto a quelli che saranno i veri introiti della SuperLeague: i ricavi dei diritti tv. Il colosso statunitense potrebbe versati ulteriori 3 miliardi come contributo, al fine di consentire ai club di ripianare le ingenti perdite causate dalla pandemia. Il presidente Perez, coadiuvato dagli esperti consulenti dell’Alta Finanza Anas Laghrari e Borja Prado, punta all’ingresso di partner indicati principalmente come fondi private equity. La stessa JP Morgan, nell’elargire il vasto finanziamento, potrebbe coinvolgere altri istituti così come lanciare una corposa emissione obbligazionaria. Il secondo step prevedrebbe la costituzione di una media company controllata dai Club fondatori.

Media company per ottimizzare il prodotto

I Club fondatori diverrebbero i veri e propri azionisti della media company che avrebbe sede a Londra, al fine di ottimizzare la cessione del pacchetto relativo ai diritti tv della competizione. La newco appositamente costituita, successivamente, potrebbe mantenere aperto il capitale di minoranza per l’ingresso di fondi interessati. I Club potrebbero così ottimizzare le entrate, gestendo in modo fruttifero ogni attività volta a monetizzare sugli eventi connessi alla SuperLeague.

Quotazione in borsa e bilanci di nuovo top

La società creata ad hoc verrebbe poi quotata in borsa. L’ingresso nel mercato mobiliare avrebbe un impatto specifico, particolarmente se si considera l’entità delle holding finanziarie a capo delle proprietà coinvolte. La Exor per la Juventus, l’Abu Dhabi United Group dello sceicco Mansour a capo del Manchester City. Le grandi società d’investimento dagli Stati Uniti e dal Regno Unito ai vertici di Tottenham, Arsenal, Liverpool e Manchester United. Il gruppo Suning per l’Inter e il fondo Elliott per il Milan. Obiettivo assoluto: riportare i bilanci al top. L’insieme degli attuali 12 Club fondatori registra un indebitamento aggregato di quasi 6 miliardi. Il Sole 24 Ore specifica come, di questi 6 miliardi, 3,8 siano verso istituti di credito. Un’operazione lussuosa a tanti zeri, per rilanciare il movimento élite del calcio europeo e rafforzare la diga che, anno dopo anno, sta facendo esondare i debiti dei top club.