Tavecchio: “Nazionale croce e delizia. Prandelli galantuomo”

Carlo Tavecchio

(Photo by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

Carlo Tavecchio, ex presidente della FIGC e attuale presidente del Comitato Regionale della Lombardia, è intervenuto ai microfoni di Lady Radio per fare il punto sul calcio italiano: “In un sistema dove tutto era luccicante, gli effetti della tragedia sono più evidenti che in altri sistemi meno esposti. Quello che succederà è che non si può più valutare le persone a peso d’oro ma a peso di ferro e gli stipendi non potranno più essere quelli di una volta. Non si potrà più evitare delle procedure di medicina sportiva e di fare tutto un’erba un fascio in omaggio al dio della vittoria o della necessità. Qui sta cambiando tutto e credo che dovrà essere rivisto il sistema generale”.

Sulla lotta per i diritti tv della Serie A: “Io ho fatto il commissario della Lega calcio e a suo tempo erano arrivate proposte allettanti che potevano garantire introiti consistenti dai diritti tv per ben 10 anni. Loro hanno ognuno delle proprie parrocchie e ogni parrocchia ha un prete e non si sono mai uniti per raggiungere risultati importanti. Quando io ho lasciato i diritti erano al miliardo, potevano già arrivare a 1,3 miliardi su base decennale, lo rifiutarono e ora non so come faranno a risolvere questi problemi. Quando la torta è grande il problema è anche la divisione dei proventi. Gestione all’inglese? In Italia ci sono tante parrocchie, come ho detto. Questo sistema è arrivato al punto che per fare un’assemblea ci sono 5-6 pre assemblee e quando si va a votare non cambia niente”.

Sulla Superlega: “A suo tempo ho detto che la Serie A doveva essere a 18, come dovrebbe essere in B e in due gironi di C. Ogni Stato confluisce nell’UEFA e dove noi siamo presenti sostenendo e ottenendo il presidente. La Superlega non è nell’interesse degli organismi sovrannazionali. E l’Italia non è all’altezza di sostenere un’eventuale concorrenza con altri club così come la vogliono impostare. Credo che non sia coerente con la vocazione del sistema del nostro calcio”.

Sulla Nazionale di Roberto Mancini: “È stata la mia delizia e la mia croce, io mi sono dimesso solo a causa della Nazionale. Sono contento di questa indicazione, la nouvelle vague con giovani anche quasi sconosciuti. Siamo stati fortunati nei sorteggi, e questo ci permetterà di arrivare a dama a giugno. Me lo auguro anche se non è facile”.

Sulle dimissioni di Cesare Prandelli da tecnico della Fiorentina: “Ho conosciuto Prandelli in Brasile quando ero vice presidente vicario, è un galantuomo e una persona per bene. È una persona che ha il senso della responsabilità. Non è di poco conto quello che ha detto in un momento in cui il sistema sportivo ha subito la scossa del Covid ma che era una situazione poteva prevedersi sptto l’aspetto economico. Non poterva permettersi delle oasi di milionari in un momento così delicato. Non so quali siano i rapporti interni con la Fiorentina, ma sicuramente il suo è un j’accuse più grande rispetto a quello della Fiorentina e dobbiamo attentamente valutare ciò che ha detto”.