Toro, più in basso di così, c’è solo da scavare

Giampaolo

(Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Il momento del Torino, nonostante la citazione banale e leggera (“Salirò”, Daniele Silvestri, ndr), è drammatico. Lo hanno fotografato ieri sera, con uno striscione altrettanto banale, quanto asciutto, i tifosi dalla Curva Maratona. “Ci avete rotto il c…o”, recita la scritta apparsa al Filadelfia. Perché la buona volontà non sempre basta, i piccoli miglioramenti che la squadra di Giampaolo ha fatto vedere nel corso delle settimane non sono sufficienti. Di sicuro non a tirarsi fuori dalle sabbie mobili di una classifica deficitaria, allarmante. Che, dopo dieci giornate, recita freddamente 6 punti e 24 reti subite, la peggiore difesa della Serie A. Non era il derby la partita giusta per invertire la rotta, anche se questa Juve oggi fa obiettivamente paura a pochi. L’ottimo primo tempo ha sicuramente illuso molti, ma le partite durano 90 minuti, anche qualcosa in più.

E così, il Toro oggi dietro ha solo Genoa e Crotone, con i liguri che hanno la possibilità di superare i granata. No, per il Toro non c’è molto da sorridere, ma non è tutto da buttare. Le trame di gioco si iniziano a vedere, e a Giampaolo va dato il merito di aver messo da parte la sua storica intransigenza e di aver trovato nel 3-5-2 il giusto equilibrio. Che, però, non ha portato granché in termini di risultati, l’unica, o quasi, cosa che conta. Del resto, esempi di bel gioco in Serie A ce ne sono diversi, dall’Atalanta di Gasperini alla Lazio di Simone Inzaghi, dalla Roma di Fonseca al Sassuolo di De Zerbi. Passando per il Verona di Juric, stabilmente ai piani nobili della classifica, ma anche per lo Spezia di Italiano.

Il Torino, invece, non gioca male, ma si scioglie costantemente come neve al sole. E non da oggi, non dall’arrivo di Giampaolo. Nel 2020 ha subito 13 rimonte, di cui 5 in questa stagione, che sono state la bellezza di 14 punti. Ovvio, non è con i se e con i ma che si fanno le classifiche, ma la gestione del risultato è sicuramente un limite, il segno di una fragilità ormai strutturale. Che ha un bisogno tremendo di trovare soluzioni. Anche perché, e qui arriviamo alla vera nota dolente, il materiale tecnico che Giampaolo ha l’onere e l’onore di plasmare, non vale il fondo classifica.

Senza ricordare i numeri di Belotti, l’unico che non tradisce mai, il Toro ha una linea difensiva – ben “nascosta” dai numeri – da fare invidia a molti. I problemi maggiori arrivano da qui, a partire da Sirigu, che perde colpi e non offre più le certezze di un anno fa. E poi c’è N’Koulou, che al netto del gol dell’illusione di ieri, è entrato da un anno e mezzo in una spirale involutiva impressionante. Così come Armando Izzo, che in estate ha espresso la volontà di lasciare il Toro, finendo ai margini da inizio stagione. La buona notizia è senza dubbio è l’esplosione del giovane e devastante Singo sulla fascia destra. Ma per una squadra che schiera Zaza, Linetty, Ansaldi, Meité, la lotta salvezza non è la dimensione giusta.

Giampaolo lo sa, i tifosi, senza grande poesia, glielo hanno ricordato, ma sarà difficile tirarsi fuori dai bassifondi senza ritrovare serenità, e senza pretendere di più, molto di più, perché più in basso di così, c’è solo da scavare.