Tra Messi e Pirlo… riparte (?) la Serie C

Tra poche settimane i campionati di calcio riapriranno i battenti ma, come di consueto, l’attenzione mediatica è quasi esclusivamente rivolta alla Serie A e sul calciomercato: Messi all’Inter? Messi alla Juve? Messi al City? Messi accostato a top club di mezza Europa, ma che alla fine della telenovela, anzi della “Messinovela” si accontenta – per dir così – di un altro annetto al Barcellona, quasi fosse l’ultima delle provinciali. Beh, in ogni caso, un eventuale trasferimento in Italia, con questi chiari di luna estremamente difficile, non avrebbe mai sortito gli stessi effetti di uno Zico all’Udinese o di un Maradona al Napoli.

E poi ancora, Pirlo è già pronto? Pirlo è un predestinato? Ma Sarri era poi così scarso, oppure si è ripetuto quanto già avvenuto alcuni anni orsono tra un altro Ronaldo e il Sig. Cuper? Col senno di poi, si può tranquillamente affermare che si trattò di un grave errore.

La Serie C, il “campionato dei campanili”, sembra non interessare a nessuno, ad eccezione dei tifosi delle squadre che vi prenderanno parte. Beh, malgrado Soloni e Cassandre di ogni ordine e grado, la terza serie sembra essere in grado di partire. Però, sarà in grado di finire? Cioè, riusciranno i nostri eroi – perché tra porte chiuse, campagne abbonamento mai iniziate e fuga a gambe levate degli sponsor, di autentico eroismo si tratta – a concludere l’imminente stagione 20/21?

In una recente intervista rilasciata a Tuttosport, il Presidente Ghirelli ha stimato una perdita complessiva per tutti i club tra gli 80 e i 100 milioni di euro. In quota parte, stanti 60 partecipanti, si prevedono perdite nette intorno agli 1,5 mln per club. Un’enormità a queste latitudini del Pianeta che ruota intorno agl’influssi di Eupalla.

La riapertura degli stadi, soprattutto dalla terza serie in giù, anche se a capienza ridotta, risulta di vitale importanza per il movimento calcistico di base: la Serie C è il 1° livello di professionismo e rappresenta il conseguente possibile sfogo per le migliaia di calciatori, giovani e meno giovani (Vexata quaestio della stagione 20/21, frutto delle controverse liste a 22 e meritevole di un approfondimento a parte) che alimentano il movimento calcistico nel suo complesso. Senza i milioni di appassionati che settimanalmente guardano le partite (ahimè, persino quotidianamente nel recente bimestre giugno-luglio), anche Messi e i suoi eredi dell’arte pedatoria dovranno sensibilmente decurtarsi i propri lauti stipendi.

I politici continuano a blaterare alla ricerca del facile consenso, con qualunquistiche affermazioni quali “che senso ha riaprire uno stadio, se la scuola rischia di non ripartire?”

Beh, il fatto che dopo 4 mesi d’incontri, riunioni, dibattiti e inutili Stati Generali si sia ancora in ritardo non depone certo a loro favore e non si può certo riversare la colpa addosso ai calciatori, ai dirigenti o agli spettatori di una partita di calcio di Serie C.

Ragionamenti sistemici, strategia di lungo periodo e non tattica, tra l’altro a corto respiro, rappresenteranno la chiave di volta per una nuova ripartenza del calcio professionistico dal primo all’ultimo livello… e non solo!