Trentalange: “Col VAR bisogna avere pazienza, l’arbitro rimane centrale”

Trentalange

(Photo byMarco Rosi/Getty Images)

Alfredo Trentalange, presidente dell’AIA, è stato ospite alla Domenica Sportiva dove ha affrontato i temi più scottanti a livello arbitrale dell’ultimo periodo. Ecco le sue parole, a partire dal VAR:

Il VAR? Si parla di uno strumento nuovo, uno strumento giovane. Sono pochi gli anni di sperimentazione. Bisogna mettere a regime tutta una serie di indicazioni e soprattutto usare la stessa linea e parlare la stessa lingua di UEFA e FIFA. Questo è uno degli obiettivi che dobbiamo perseguire e questo farà il bene del calcio“.

CRISI DI RECLUTAMENTO:Crisi di reclutamento? Assolutamente si. E’ uno dei problemi di sistema, non è solo un problema dell’Associazione Italiana Arbitri. Non dobbiamo pensare solo alle gare di Serie A, dobbiamo pensare alle gare del settore giovanile, della Lega Dilettanti dove mancano gli arbitri. Noi abbiamo cercato di fare un’opera di sensibilizzazione perchè pensiamo, anzi siamo sicuri che fare l’arbitro è sicuramente qualcosa di bello, di sociale, di socialmente utile. Noi oggi stiamo andando tanto nelle scuole, troviamo ragazzi bravi, con mezzi culturali, preparati. Le mamme ci dicono che i figli che fanno gli arbitri studiano di più, mettono a posto la stanza, sono più corretti, più responsabili e questo mi fa enormemente piacere. Oggi stiamo cercando con il doppio tesseramento di entrare anche nelle società del settore giovanile e della Lega Dilettanti. Vogliamo che ragazzi di 14-15-16 anni abbiano la possibilità sia di fare l’arbitro sia il calciatore. Questo significa che noi avremo una cultura calcistica più efficace. Magari un calciatore sa distinguere una spinta o una simulazione meglio di chi non ha mai giocato e viceversa noi potremmo portare il senso della legalità e la conoscenza del regolamento del calcio all’interno delle società. Ci vuole tempo per arrivare in Serie A, ci vogliono anche sette, otto, nove persino dieci anni. Gli arbitri si fanno tutte le categorie del settore giovanile“.

SULLA FIGURA DELL’ARBITRO:Fare l’arbitro è bello. E’ appassionante. Fai parte di un’associazione, dove cresci, dove ti devi preparare, devi studiare. Fare l’arbitro è un’assunzione di responsabilità perchè pochi sanno che un arbitro quando va ad arbitrale con un fischio corretto porta un senso di giustizia formidabile. Se non c’è l’arbitro purtroppo ci sono spesso situazioni che degenerano. Noi siamo al servizio del calcio. Dividere gli arbitri tra chi fa la Var e chi va in campo? Noi pensiamo che si debba andare un po’ come è successo con gli assistenti verso una specializzazione”.

IL CONFRONTO VAR-ARBITRO:Chi è più importante tra l’arbitro in campo e l’arbitro al Var? Tutti e due. Se entrano in una logica di servizio. Noi siamo disposti a sperimentare. Non si conosce ciò che non si sperimenta. Noi siamo disponibili come sistema Italia a fare sperimentazioni per la FIFA. La centralità però deve essere dell’arbitro in campo mentre il VAR serve a eliminare i grandi errori e le grandi ingiustizie. Stiamo lavorando per far passare il concetto che l’arbitro bravo è quello che fa squadra. A noi piacerebbe spiegare non giustificare, invece si entra sempre in una logica diversa. L’arbitro è sempre messo in una condizione di dover giustificare. Con questo scenario se io fossi un genitore ci penserei prima di mandare mio figlio a fare l’arbitro. In più ci sono stati 20 casi violenza e oggi altri due. Se io cerco di parlare della violenza, del doppio tesseramento, se spiego che è necessario parlare degli ultimi e delle basi, su questi temi non trovo grande sostegno“.

SULLA VIOLENZA VERSO GLI ARBITRI:La violenza? Non si può andare avanti aldilà di un proposta di Legge che proporremo; aldilà dell’inasprimento delle pene. E’ sicuramente un fatto culturale, non si possono vedere ragazzi di 16-20 anni essere vittime di violenza. Partire da casa per arbitrare una gara del settore giovanile, della Lega Dilettanti e finire al Pronto Soccorso con delle prognosi serie. Vi prego davvero di darci una mano. Pensare ai Presidenti di Sezione che hanno questi ragazzi come figli e pensare che le partite sono arbitrate da ragazzi che vanno al Pronto Soccorso è insopportabile“.