Trionfo di gol in Serie A: merito degli attacchi o demerito delle difese?

Dzeko segna a porta vuota, seguito da Pedro, il gol del 4-2 contro il Benevento. Gol numero 40 della quarta giornata di Serie A - Photo Paolo Bruno - Getty Images

Dzeko segna a porta vuota, seguito da Pedro, il gol del 4-2 contro il Benevento. Gol numero 40 della quarta giornata di Serie A - Photo Paolo Bruno - Getty Images

Trionfo di gol nell’ultimo turno di Serie A: aspettando Verona-Genoa di questa sera, infatti, sono stati messe a segno ben 41 reti in 9 partite. Un bottino di 4,5 gol a partita, con buona pace di chi reputa il calcio italiano un’esaltazione della mentalità difensiva.

Si è molto discusso, nelle ultime ore, di questa svolta quasi olandese del campionato italiano. Dopo il lockdown, la Serie A ha assistito per cinque mesi a parziali inconsueti a queste latitudini. 3-4, 5-2, 7-1. Un trionfo di gol che non ha precedenti nel calcio italiano degli ultimi cinquant’anni. Ma è merito degli attacchi, più incisivi, o demerito delle difese, più disattente?

Analizzando le situazioni da gol, e il conseguente innalzamento del dato relativo agli expected goals, si è cominciato a biasimare i difensori. La vulgata di moda nei salotti televisivi e non solo è che senza pubblico i difensori non mantengano alta la tensione.

In realtà, ciò che è cambiato è l’atteggiamento offensivo. Senza pubblico, le squadre in trasferta evitano di rintanarsi nella propria metà campo, e si sbilanciano maggiormente verso l’attacco. Questo comporta un sostanziale equilibrio di posizionamento del baricentro della squadra nel corso dei 90 minuti.

Alzando la linea mediana della squadra, quindi, si attua una maggiore pressione sul centrocampo e sulla difesa degli avversari. Questo porta a riconquistare palla in zone più avanzate e assistere a continui contropiedi e capovolgimenti di fronte.

Non solo, altro fattore che incide sull’innalzamento del numero dei gol è invece tipicamente italiano. Perché abbiamo assistito a un trionfo di gol e occasioni pericolose anche in Premier (il Liverpool che perde 7-2, ad esempio). Negli altri campionati, però, il pubblico solitamente incoraggia i giocatori a provare tiri dalla distanza.

E nel calcio, se l’obiettivo è segnare, tirare molte volte verso lo specchio della porta può comportare che si siglino tante reti. Perché un tiro sporco può causare una deviazione, un rimpallo, una ribattuta pericolosa. In Italia, spesso, questa ricerca della soluzione balistica è disincentivata dal pubblico, che non apprezza tiri alle stelle o soluzioni egoistiche. Non è sbagliato preferire il gioco alla “Hero Ball, ma questo spesso limita le soluzioni offensive, soprattutto se l’avversario difende abilmente le situazioni preparate in settimana.

Già dallo scorso anno, infatti, tutte le 20 squadre della Serie A hanno compiuto almeno 10 tiri a partita. Solo la Spal ha compiuto meno di 3.5 tiri nello specchio a partita (3.3). Nella stagione 2018/19 erano ben 5 le squadre sotto la soglia dei 3.5 tiri in porta a partita.

Un altro dato interessante è sulla costruzione. Si tiene palla in media per 25 minuti effettivi a partita (meno che in passato), e il bilancio tra possesso difensivo e offensivo è sostanzialmente in equilibrio. Spicca l’Inter, che gioca più nella metà campo avversaria che nella propria.

Quindi questo trionfo di gol è merito più degli attacchi che demerito delle difese. Incidono nel computo totale una moltitudine di fattori: maggiore possesso offensivo, percentuale più alta di tiri a partita e una tattica meno difensiva. Si riconquista palla in avanti, si difende alti e si punta la porta con maggiore verticalità. La Serie A non è diventata un calcio meno tattico. Ha solamente sviluppato una tattica più offensiva. E i frutti di questo lavoro potranno tornare molto utili durante la stagione europea dei nostri top club.