Uno Spezia operaio con carattere oltre le difficoltà

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Quando lo Spezia ad agosto è promosso per la prima volta in Serie A tutti lo davano con certezza come favorito all’immediata retrocessione. Una squadra da campionato cadetto e con poco tempo per essere rinforzata. In realtà, poi, gli acquisti sono arrivati, certo non tali da considerare la squadra pronta a salvarsi, ma l’acquisto più grande è stato solo uno. Vincenzo Italiano è l’artefice di questo Spezia operaio e la sua conferma è stata una manna dal cielo per società e squadra. Lo voleva il Genoa, era richiesto dal Parma, alla fine lui è rimasto e con la sua squadra già condannata da tutti è sopra entrambe le squadre.

L’allenatore è il simbolo della gavetta e del merito. Solo quattro anni fa Italiano allenava in Serie D il Vigontina-San Paolo. Dimissioni, ritorno in panchina e retrocessione in Eccellenza. Prima esperienza da allenatore capo andata male, ma è ad Arzignano, sempre in D, che le cose cambiano. Porta la squadra al terzo posto vincendo il playoff del girone contro le più quotate Mantova e Campodarsego e si fa notare dal Trapani che lo ingaggia in Serie C. In un ambiente societario molto difficile la stagione si rivela trionfale. Conclude al secondo posto, vince i playoff e riporta la squadra in Serie B dopo due anni, ma lascia la Sicilia.

Firma per lo Spezia. Con i liguri è una partenza choc: una vittoria e un pareggio in 7 partite. L’esonero sembra ad un passo, ma la società lo conferma e sarà la scelta migliore della storia degli Aquilotti che arrivano ai playoff e li vincono in finale contro il Frosinone. E qui arriva la Serie A, la rosa costruita in fretta e un numero di infortuni spaventoso. Prima il portiere titolare Zoet, poi il centravanti titolare Galabinov e poi una lunga serie di giocatori tra Capradossi, Ferrer, Ramos, Bartolomei, Verdi ecc. a cui si aggiunge anche il Covid che colpisce qualche ragazzo. Sembra il preludio di un campionato disastroso, invece, per il momento almeno, pare tutt’altro.

Italiano ha data una prescisa identità di gioco e una mentalità che non cambia con la squadra da affrontare. Va a viso aperto contro il Milan e la Juventus, ha il carattere per rimontare la Fiorentina e costringere dopo tantissimo tempo l’Atalanta al pareggio senza reti. Si atteggia in qualsiasi campo con esperienza nonostante le difficoltà. Una squadra che non molla mai, uno Spezia operaio, magari che non ha nomi eclatanti, ma che raggiunge risultati.

Il confronto con le ultime esordienti in Serie A è impietoso (per le altre) dopo 9 giornate. Partiamo da Carpi e Frosinone alla loro prima esperienza nella massima serie nel 2015-2016. Gli emiliani dopo nove gare avevano raccolto 5 punti ed erano ultimi in classifica, i ciociari avevano 7 punti ed erano al quart’ultimo posto. Stagione conclusa con la retrocessione per entrambe. Ed è la volta del Crotone, l’anno successivo. I calabresi riescono a salvarsi con un girone di ritorno straordinario, ma dopo nove giornate la classifica è drammatica: 1 punto, ultimo posto e ben sei da recuperare per la zona salvezza. Infine, il Benevento, la stagione dopo. Qui il primo punto arrivò alla quindicesima giornata e fu Serie B. Lo Spezia, invece, è a 10 punti al dodicesimo posto. Come il Siena nel 2003-2004 e solo peggio del Chievo dei miracoli nell’ultimo ventennio.

Questo Spezia operaio non ha paura di andare avanti. Si affida a Nzola, un altro giocatore arrivato in A dalla gavetta, a Provedel, che sembrava perso in B, ai giovani Pobega e Maggiore e all’esperienza di tanti altri esperti e giovani che con poche parole, ma tanti fatti stanno facendo sognare una città.