Nuno Espirito Santo

Non sono molti i portieri ad affermarsi in panchina ad alti livelli. Questione di numeri, senza dubbio, ma anche una visione del calcio per forza di cose molto meno dinamica di quella di un centrocampista o di un difensore. In Italia, il mito di Dino Zoff è stato capace di andare oltre, finendo per allenare Lazio, Juventus e, soprattutto, la Nazionale. Con discreti risultati.

Meglio ha fatto Julen Lopetegui. Cresciuto tra i pali della Real Sociedad, dopo una rispettabilissima carriera da secondo (anche al Real Madrid ed al Barcellona), in panchina ha avuto decisamente altra sorte. Prima il Rayo Vallecano, ultima – ed in un certo senso unica – squadra in cui ha militato, poi la Nazionale spagnola, dall’Under-19 a quella maggiore, con in mezzo la parentesi al Porto, fino al Siviglia.

E poi c’è Walter Zenga, un giramondo partito dagli Usa e passato passato per Romania, Serbia, Turchia, Emirati Arabi e Inghilterra. Era il 2016, quando fu scelto dall’ambizioso Wolverhampton, allora in Championship. Un’avventura brevissima, iniziata a luglio, e finita già ad ottobre, quando arriva l’esonero.

Nuno Espirito Santo

Al suo posto, l’anno successivo, un altro portiere: il portoghese Nuno Espirito Santo, affidabile numero 12 e passato prima per Valencia e Porto, senza vincere nulla. Con i Wolves, invece, è amore a prima vista. E, soprattutto, promozione in Premier al primo tentativo. Il sodalizio con i Wolves, benedetto dall’asse con il super procuratore portoghese Jorge Mendes, porta risultati eccezionali. Due settimi posti consecutivi e, la scorsa stagione, i quarti di finale di Europa League. Abbastanza da meritare la conferma ed il rinnovo, ufficializzato oggi, fino al 2023.