1 Football Club: gli interventi di Marco Negri, Jeda e del Pres. Como Women

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Il mondo di Calcio in Pillole continua ad evolversi e a cambiare. Sempre nella direzione che amiamo: quella del racconto calcistico. Cerchiamo sempre di tenervi aggiornati su quelli che sono i temi del mondo del calcio, dalle news agli approfondimenti, passando per le parole dei diretti protagonisti, per finire alla nostra presenza negli stadi per raccontarvi gli eventi live.

Per i nostri lettori, la diretta testuale di 1 Football Club, il programma condotto su 1 Station Radio da Luca Cerchione in onda in tutta la Campania ed in streaming sul web. Sul nostro sito, tutti i giorni, dalle 12.00 alle 13.00, troverete le dichiarazioni dei numerosi ed importanti ospiti del programma radiofonico. Ecco quelli di oggi:

MARCO NEGRI

“Sono stato tra i primi dieci giocatori italiani ad andare all’estero, anche se era un salto nel dubbio. C’erano Galli, Zola, Ravanelli: io ero atipico, perché loro erano a fine carriera, mentre io presi al volo l’occasione della chiamata dei Rangers. Un’esperienza che rifarei, mi è servita tantissimo sia a livello calcistico che nella vita. L’arbitro fischiava veramente poco, è una grandissima differenza con il calcio italiano, che invece sta facendo fatica in Europa”.

Il potenziale di Beto? Ha grandissimi margini di miglioramento, non faccio fatica a credere che le grandi squadre abbiano messo gli occhi su di lui. E’ il profilo dell’attaccante odierno, un giocatore forte fisicamente, generoso, che fa reparto da solo e permette all’allenatore di mettergli dietro due mezze punte. Sono giocatori a cui il gol viene richiesto ma vengono valutati per la mole di lavoro. Sicuramente è un giocatore a cui se si dà la metà campo fai fatica a prenderlo, perché ha una progressione importante. Il fiuto del gol, la padronanza in area di rigore è una cosa che si affina con le partite. A lui manca solo di partecipare alla manovra con i momenti giusti.

Cosa è andato storto nel calcio italiano? Vedere Ronaldo al massimo delle possibilità come a Madrid sarebbe stato eccezionale, invece ora a questi calciatori vengono proposti ingaggi altissimi e ormai quello italiano è stato superato dal calcio spagnolo e inglese. Quindi vanno dove ci sono grandi potenzialità finanziarie, anche se ora si è provato ad invertire la rotta con nuove leggi, ma bisogna comunque stare attenti ai conti delle società. Dal punto di vista tecnico la Serie A è meno fisica e con meno gamba, quindi giocatori come Ibrahimovic ci stanno fino a 40 anni, mentre in altri campionati con più intensità fanno più fatica. L’aspetto positivo è che per tanti giocatori emergenti in Serie A c’è la possibilità di vedere in campo, anche come avversari, giocatori di livello.

JEDA

Situazione Cagliari? Prima di tutto il Cagliari deve salvarsi. Sarebbe un disastro la retrocessione, ma mi lascia sgomento che già lo scorso anno era andato male e non si è imparato nulla dagli errori passati. Partendo dalla società, poi tutti gli altri. Fino adesso il cambio di Mazzarri non ha portato nessun giovamento, è stato messo in una situazione non adatta a lui. In questo momento non è stata fatta una squadra adatta a lui, l’errore è della società. E’ stato cambiato Semplici che aveva fatto un buon lavoro, esonerato dopo tre giornate. Non capisco le motivazioni, ma anche il pubblico non lo ha capito. E’ una scelta che ora la squadra sta pagando, bisognava dargli del tempo.

Joao Pedro? Tenerlo è importante, è un segnale alla squadra ed alla piazza. Sarebbe un grande sbaglio darlo via: bisognerebbe invece tenerlo e prendere 3-4 giocatori di spessori per dare una svolta al campionato. E’ un casino ora, la squadra è senza mordente e impaurita dalla situazione.

Catania? E’ da tempo che si trascina questa situazione, mi dispiace tanto. Far sparire una società come la sua, con una storia che ha messo in mostra fior fiore di giocatori e allenatori, non la capisco. E’ andata a finire così in basso senza alcun ritorno, sono rimasto triste e basito nel vedere un club storico italiano che sparisce. La Salernitana, per esempio, ha fatto una fatica tremenda per tornare in Serie A, come è possibile trovarsi in una situazione del genere?

STEFANO VERGA

Cristina Carp? Il direttore sportivo la voleva già nella sessione estiva, quindi appena c’è stata la possibilità l’abbiamo presa. E’ una prima punta, si adatterà sicuramente al gioco di Seba. Ha già giocato in Italia negli anni precedenti, è l’attaccante della nazionale rumena.

Come è nato l’amore per il calcio femminile? Non riuscivo più a gestire il calcio maschile e mi è stata proposta un’avventura in quello femminile. Sono rimasto molto entusiasta, rifarei la scelta, mi diverto molto e mi piace l’ambiente.

Passaggio al professionismo? Siamo pronti a questa transizione, è giusto che anche le ragazze abbiano qualcosa di concreto nei loro contratti. Abbiamo tanti partner che ci sostengono, i nostri bilanci sono appostissimo. Quando facciamo il budget della stagione, se incassiamo 100 ne mettiamo a disposizione 90 in modo tale da avere qualche riserva per il corso della stagione. Ho più persone che mi hanno dato una mano nel calcio femminile rispetto a quello maschile, il che mi fa ben sperare per il futuro.

Più facile investire nel calcio femminile? I costi sono più contenuti, la visibilità è inferiore ma in continua espansione, con le tribune sempre piene. Abbiamo quasi 100 partner che ci sostengono, ci danno una mano, quindi possiamo investire a lungo termine.