A Milano un Natale d’altri tempi

(Photo by FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images)

A Natale, la tradizione, è tutto. Il panettone, l’albero, la vigilia di magro, Milan e Inter al vertice della classifica. Sembra proprio che tutto sia tornato al suo posto, almeno per come ci eravamo abituati fino a qualche anno fa. Con le tre grandi a contendersi la vetta, insidiate da Roma e Napoli, in una sorte di amarcord degli anni Ottanta. Più in alto di tutte, però, ci sono Milan e Inter, che a meno di scivoloni potrebbero restare lassù almeno fino a Natale, poi si vedrà.

Ci arrivano, però, in modo decisamente diverso. Ieri sera l’Inter ha dato prova di grande compattezza. La vittoria sul Napoli, arrivata solo con un rigore di Lukaku, non ha però fugato affatto i dubbi sulla qualità del gioco di Conte. Né sulla capacità di leggere e interpretare in corsa le partite. Hakimi in campo per Lautaro Martinez, a difendere uno striminzito 1-0 con l’uomo in più, grida vendetta. I risultati, comunque, sono ciò che resta, e adesso i nerazzurri sono ad un solo punto dal Milan.

Milan che, in due giornate, ha perso 4 punti per strada. Contro avversarie decisamente abbordabili. Parma e Genoa sono state capaci di strappare un punto alla banda di Pioli, andando addirittura in vantaggio. Ieri, un redivivo Mattia Destro ha illuso Maran di poter uscire dal pantano della lotta salvezza. Ci ha pensato l’ennesimo giovane gettato nella mischia, Pierre Kalulu, a difendere l’imbattibilità rossonera. Il terzino arrivato in estate dalle giovanili del Lione è la risposta a tante domande.

Sì, il Milan inizia a sentire un po’ di comprensibile stanchezza. Le assenze pesano, specie quella di Ibra: gli ultimi 4 gol sono stati firmati da difensori, segno che davanti qualcosa non gira come dovrebbe. Eppure, la ricchezza di opzioni che Pioli è stato capace di dare alla sua squadra dovrebbe rassicurare tutti. Il Milan è tornato, vediamo dove arriverà, ma non ha nessuna intenzione di mollare la presa sul campionato.

E l’Inter, come ampiamente previsto, sarà la prima squadra con cui fare i conti. Troppo ricca la rosa, e troppo abituato a stare in alto Conte, per pensare di non vederla dov’è. Difficile immaginare una lotta a due, perché la Juve, al sesto pareggio in campionato, è poco più indietro. E ha risorse infinite, come dimostra l’ingresso di Dybala – uno dei tanti numeri 10 ingrigiti da questa fine di 2020 – a pochi minuti dalla fine. E poi c’è il Napoli, che ieri ha dimostrato proprio contro l’Inter di esserci, eccome. Anche se gli infortuni, che però non stanno davvero risparmiando nessuno, in avanti iniziano a farsi numerosi.

A Milano, comunque, si respira l’aria fresca della vetta, capace perlomeno di rallegrare un clima che, di natalizio, ha ben poco. Bisogna ancora fare i conti con la seconda ondata della pandemia, e provare a prevenire la terza. Gli stadi, perciò, resteranno chiusi, probabilmente per tutta la stagione. Chissà che a maggio la situazioni, con la campagna vaccinale che prenderà il via il 15 gennaio, non possa migliorare radicalmente. E portare i tifosi, se non allo stadio, almeno per strada, a festeggiare, chissà, uno scudetto atteso in città da dieci anni. Nel 2011 lo vinse il Milan, prima del dominio juventino, sognare non costa niente, provarci è un  obbligo per entrambe. Intanto, Pioli deve pensare a Sassuolo e Lazio, sfide difficili, mentre Conte, che affronterà Spezia e Verona, proverà a regalarsi il primato solitario per Natale.