Accadde Oggi: addio, Enzo Bearzot

(Photo by Duncan Raban/Allsport/Getty Images)

Il 21 dicembre 2010 l’Italia saluta l’allenatore della Nazionale più amata, quella del Mondiale del 1982. Quella del compianto Paolo Rossi, ma anche di tanti altri eroi popolari, da Tardelli al giovanissimo Beppe Bergomi. Guidati, come un padre più che come un condottiero, da Enzo Bearzot. Originario di un piccolo paese del Friuli, Aiello del Friuli, dove era nato nel 1927, dopo una lunga carriera da calciatore tra Inter e Torino, inizia l’avventura in panchina.

Parte proprio dalle giovanili del Toro, prima di passare al Prato, in C1. La svolta, però, arriva quando entra nel quadri della Federazione, guidando la Under-23, fino al 1975. In quell’anno, dopo la debacle Azzurra dei Mondiali del 1974, viene promosso sulla panchina della Nazionale maggiore, in coppia con Fulvio Bernardini. Dopo la mancata qualificazione alla fase finale degli Europei del 1976,  frutti del lavoro di Bearzot iniziano a vedersi. Al Mondiale del 1978, in Argentina, l’Italia arriva al quarto posto, esprimendo un calcio all’altezza di quello di Olanda e Brasile.

Alla vigilia del Mondiale del 1982, la fiducia nella Nazionale di Bearzot non è certo ai massimi livelli, anzi. Criticato da tanta stampa, fece ricredere tutti, compreso il grande Gianni Brera, che dieci anni dopo ricordò di aver scommesso un pellegrinaggio da Milano al suo paese natale in caso di vittoria finale. La scelta di convocare Paolo Rossi, reduce da due anni di squalifica, fu quella che, ironicamente, gli attirò più critiche.

Con il senno di poi, è stata la scelta più giusta mai fatta da Enzo Bearzot. Che, grazie alle reti di Pablito, ma anche ad un gruppo eccezionale, unito oggi come allora, ha superato di slancio ostacoli che, alla partenza per la Spagna, apparivano insormontabili. Quando l’Italia supera il Brasile, 3-2, e si qualifica alle semifinali, è chiaro a tutto il Paese che il Mondiale non è più solo un sogno. E la Polonia (2-0), è solo il preludio alla finalissima di Madrid, contro la Germania Ovest. Finisce 3-1, la prima rete la segna Paolo Rossi, e l’11 luglio 1982 diventa una data di festa per tutta Italia.

Enzo Bearzot è stato il padre della Nazionale più amata di sempre, quella sostenuta, dalla tribuna, e accompagnata, nel viaggio di ritorno, dal Presidente Pertini. Anche lui icona di un’Italia capace, dopo un decennio di tensioni, di riabbracciarsi dopo una partita di calcio. Guiderà la Nazionale fino al Mondiale del 1986, dopo il quale rassegnò le dimissioni. Il Vecio, con 104 presenze, detiene ancora oggi il record di panchine da Commissario Tecnico della Nazionale italiana, davanti a Vittorio Pozzo, fermo a 97.