Paolo Rossi, la punta degli Angeli

Weltmeister 1982

Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!

Chi regala gioia, si assicura l’immortalità e tu, Pablito, ne hai regalata tanta, a tanti.

Questo terribile 2020 ci porta via anche Paolo Rossi, l’eroe del mundial Azzurro del 1982.

Non pensare a me domenica alle tre

Difficile non farlo. Difficile non pensare a Paolo Rossi per chi ha vissuto quella magica estate del 1982 per esperienza diretta o nei filmati con tanto di telecronaca emozionata dei propri genitori, dei propri nonni.

C’è tra me e te un magico relais

Magico, come lo stesso Pablito che ha portato l’Italia sulla vetta del mondo quando nessuno avrebbe scommesso una lira sulla Nazionale di Bearzot, soprattutto dopo le vicende del calcioscommesse che turbarono la passione degli italiani, soprattutto dopo l’accoppiamento con Brasile ed Argentina.

Scatto via deciso ma incontro il tuo sorriso

Già, il tuo sorriso. Sempre spontaneo, sempre umile, sempre sincero. Anche dopo quel gol che cambiò la tua vita, anche dopo quel giorno che ti trasformò da Paolo in Pablito: “Il primo gol al Brasile, lo ricordo come il più bello della mia vita. Non ho avuto il tempo di pensare a nulla: ho sentito come un senso di liberazione. È incredibile come un episodio possa cambiarti radicalmente: niente più blocchi mentali e fisici. Dopo quel gol, tutto è arrivato con naturalezza”.

Vedo intorno a me solo e sempre te

E sempre e solo di te hanno parlato gli italiani dopo l’11 luglio 1982. Hai cambiato la vita a molti, hai regalato gioia, ricordi, passione, malinconia e nostalgia.

Farai da punta tra gli angeli, da finalizzatore degli assist di Diego Armando Maradona, lassù, dove evidentemente qualcuno quest’anno voleva godersi una sfida tra campioni.

Addio Paolo e grazie. Grazie per aver reso felice un’intera nazione, grazie per aver regalato ricordi di gioia che sono anch’essi felicità. Perché sì, la felicità, quella vera, dura solo attimi, ma il suo ricordo ci rende immortali: “Eravamo campioni del mondo. Feci solo mezzo giro di campo coi compagni: ero distrutto. Mi sedetti su un tabellone a guardare la folla entusiasta e mi emozionai. Ma dentro sentivo un fondo di amarezza. Pensavo: ‘Fermate il tempo, non può essere già finita, non vivrò più certi momenti’. E capii che la felicità, quella vera, dura solo attimi”.