Accadde Oggi: l’Italia si qualifica per i Mondiali di USA ’94

Per arrivare a quella che per un paio di generazioni è la più grande delusione calcistica di sempre, la strada è stata lunga, ma tutto sommato agevole. Nel gruppo di qualificazione per i Mondiali di Usa ’94, all’Italia toccano in sorte due ostacoli, la Svizzera e il Portogallo. Alla vigilia dell’ultimo turno, agli uomini di Arrigo Sacchi basta un pareggio contro i lusitani, battuti nella gara di andata, per qualificarsi. Al contrario, agli uomini di Carlos Queiroz, ai suoi primi passi in panchina, prima di girare il mondo, serviva assolutamente una vittoria.

Non era il Portogallo di oggi, quello di Cristiano Ronaldo, ma annoverava comunque, tra le sue fila, alcuni dei talenti più brillanti dell’epoca. A centrocampo c’era un terzetto che neanche la Nazionale odierna potrebbe vantare, e non ce ne vogliano i fan di CR7. Luis Figo largo a destra, con Rui Costa dietro le punte e Paulo Sosa a fare legna in mezzo al campo. In porta, un certo Vitor Baìa, che ha scritto la storia del Porto, e in difesa guidava la retroguardia una vecchia conoscenza del calcio italiano, Fernando Couto.

Insomma, tutto fuorché un manipolo di calciatori alla deriva. Nella sfida che vale il Mondiale, il 17 novembre 1993 a San Siro, manca Figo, e si rivelerà un’assenza pesante. È il Portogallo a tenere le redini del gioco, ma Joao Pinto, coadiuvato da Rui Costa e Rui Barros, non punge. L’Italia, invece, scende in campo con un undici piuttosto collaudato, ma impaurito: dopo il pareggio contro la Svizzera nel turno precedente, la posta in gioco è altissima. Pagliuca tra i pali, Benarrivo, Maldini, Costacurta e Baresi in difesa, Stroppa, Donadoni e Dino Baggio a centrocampo, Casiraghi, Signori e Roberto Baggio in avanti.

Gli uomini scelti da Sacchi, però, non ingranano. Ci vuole un lampo di Mancini, entrato al posto di Signori, per la svolta. Lungolinea per Roberto Baggio, che calcia addosso a Baìa, arriva Dino Baggio e insacca per il gol del vantaggio. Siamo al minuto 83, e le parole di Bruno Pizzul bastano a raccontare i sentimenti di un Paese incollato alla tv: “Ci fa tirare un sospiro di sollievo”. Si va in America, parafrasando un altro celebre telecronista, verso un destino amaro, ma attraverso momenti di assoluta estasi calcistica.