Accadde Oggi: lo Scudetto revocato al Torino del 1927

Il Torino del 1927

Scudetto al Toro! Anzi, no

Scorrendo l’albo d’oro della Serie A, c’è un vuoto, mai colmato. Quello dello Scudetto del 1927, mai assegnato, o meglio, revocato dopo un finale di stagione a dir poco rocambolesco. La stagione, la prima a carattere nazionale, si era conclusa il 10 luglio, ma già la settimana prima la vittoria del Torino sul Bologna aveva chiuso i giochi: granata campioni d’Italia. Anzi, no.

Ma per saperlo, si dovrà attendere il 4 novembre 1927, quando la Federcalcio, con un comunicato ufficiale, annuncia: “Il Direttorio federale, accertato anche per confessione del dottor Nani, consigliere del Torino, che egli ha versato al signor Gaudioso, pure confesso, lire 25.000 destinate a taluno dei giocatori della Juventus per assicurare illegittimamente al Torino la vittoria nella gara del 5 giugno, delibera di togliere al Torino il titolo di campione assoluto d’Italia, per l’anno sportivo 1926-27”.

La storia

Lo stile è quello decisamente burocratico dell’epoca, ma la storia vale la pena di essere raccontata. Partendo dall’inizio. La Federcalcio, nel 1926, sposta la sua sede a Bologna, città del neo presidente Leandro Arpinati, podestà della città e numero due del Partito Nazionale Fascista. Al suo fianco, un vice che potremmo definire “tecnico”: il segretario Giuseppe Zanetti, che con Arpinati riforma il calcio italiano.

La stagione 1926/1927 sarà la prima a carattere nazionale: si riorganizzano i campionati, e delle 44 squadre professionistiche del Paese 20 faranno parte del massimo campionato. Diviso in due gironi, senza alcun vincolo geografico. In pole per il titolo, la Juventus Campione in carica, il Torino, il Bologna, il Genoa, l’Inter e il Milan. Che arrivano nelle prime tre posizioni dei rispettivi gironi, scontrandosi quindi in un girone finale con gare di andata e ritorno.

La lotta è serrata, ma alla fine è essenzialmente a tre: Torino, Bologna e Juventus. Ed è all’interno di questo triangolo che succede di tutto. La gara d’andata tra Torino e Bologna, vinta dai granata 1-0 si deve rigiocare, sette giorni prima del ritorno, che avrebbe dovuto chiudere il campionato, riaprendo i giochi. Perché, vi starete chiedendo. Perché, dopo un mese, l’arbitro dell’incontro ammette la propria svista sull’episodio clou, ossia il gol non gol che avrebbe regalato il pareggio al Bologna, giudicato senza aver effettivamente visto se il pallone avesse superato, o meno, la linea di porta.

Il misfatto

Ma non è questa la pietra dello scandalo. Nella ripetizione, con un rigore assai generoso, il Torino vince comunque, allungando definitivamente a +3 sul Bologna, e rendendo inutile l’ultimo atto del Campionato. I granata sono Campioni d’Italia, e la svolta, in effetti, era arrivata qualche settimana prima, nel derby di ritorno tra Juventus e Torino. L’andata aveva sorriso ai bianconeri, i granata devono vincere per spiccare il volo e ipotizzare lo Scudetto. E ci riescono, rimontando il vantaggio bianconero, firmato al 44′ da Vojak. Con un po’ di fortuna, come la punizione che passa tra le gambe del difensore juventino Rosetta, o l’assurda espulsione rimediata dal centravanti Pastore.

Comunque sia, vince il Torino. Solo che, come scoprirà un’indagine della Federcalcio, nata da uno scoop giornalistico, per vincere quella partita i granata le tentano, letteralmente, tutte. Come corrompere il terzino juventino Allemandi. È a lui che fa riferimento il comunicato con cui abbiamo aperto questo racconto. Il dirigente del Torino, Nani, viene a sapere da uno studente fuori sede, Gaudioso, dove alloggia il difensore della Juve. Gli offre 50.000 lire, una somma iperbolica per l’epoca, per agevolare il Torino. 25.000 subito, e 25.000 a vittoria in tasca.

Allemandi, però, giocherà una partita bellissima, e Nani non intende pagare la seconda tranche. Scoppia la polemica, che arriva alle orecchie del giornalista romano Ferminelli, che alloggia nello stesso albergo del terzino bianconero. La storia finisce ovviamente sui giornali, la Federcalcio indaga, e decide, oltre alla revoca dello Scudetto, anche la radiazione del giocatore (che un anno dopo godrà dell’amnistia, e nel 1934 sarà tra i protagonisti della Nazionale azzurra Campione del Mondo).

È il primo grande scandalo della storia del calcio italiano, ed è molto più complessa di così, tanto che lo stesso Arpinati, alla Gazzetta dello Sport, dirà qualche giorno dopo: “Il titolo passerà ora al Bologna? Assolutamente no. Il risultato dell’inchiesta è tale che ho riportato l’impressione precisa che talune partite di campionato abbiano falsato l’esito del campionato stesso. Il Bologna non avrà perciò il titolo tolto al Torino; il campionato 1926-27 non avrà il suo vincitore”.