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L’1 ottobre 1977, dopo vent’anni con il pallone tra i piedi, Pelé saluta il calcio. Lo fa organizzando un’amichevole tra le uniche due squadre in cui abbia mai giocato: Santos e Cosmos. Il match va in scena al Giant Stadium di New York, e Pelé giocherà un tempo con i brasiliani, e l’altro con gli americani. Vincono i Cosmos, 2-1, passati in vantaggio proprio con una punizione del più grande calciatore della storia.

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Si chiude così, in uno stadio esaurito, ed in diretta in 38 Paesi diversi, la carriera del più grande goleador che la storia del calcio abbia mai visto. Iniziata molti anni prima, nel 1956, quando a soli 15 anni gioca i primi minuti con la maglia del Santos. Anche all’epoca, era un’amichevole, ma già nel 1957 è un titolare inamovibile dei bianconeri dello stato di San Paolo. È l’inizio di una lunga epopea, al termine della quale, nel 1974, O Rei avrà segnato 647 reti in 665 partite. Sceglie quindi i New York Cosmos e la lega americana, per gli ultimi anni di carriera, dove mette a referto altri 37 gol in 64 apparizioni.

Non ha mai giocato in Europa, ed è forse l’unico neo della storia calcistica di Pelé. Questo, però, non vuol dire che nessuno abbia provato a portarlo nel Vecchio Continente. Al contrario. Il Santos ne ha trattato la cessione con Manchester United, Juventus ed Inter. Proprio i nerazzurri di Angelo Moratti riuscirono a fargli firmare un regolare contratto, che il presidente dei brasiliani si vide costretto a stracciare dopo aver subito l’aggressione di un tifoso. Nel 1961, il governo brasiliano lo dichiara “tesoro nazionale”, e O Rei diventa tecnicamente intrasferibile.

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A dargli la dimensione internazionale che merita, e che lo accompagnerà per sempre, più che il Santos o i Cosmos di New York, è la Nazionale Brasiliana. Con cui esordisce non ancora 17enne, nel 1957. Abbastanza per convincere il CT Feola a portarlo ai Mondiali di Svezia del 1958. Dove Pelé incanta. È il più giovane ad aver mai partecipato ad un Mondiale, a segnare ad un Mondiale ed a vincere un Mondiale. Il primo gol, quello dell’1-0 sul Galles, qualifica i verdeoro alla semifinale. Di fronte, la Francia: finisce 5-2 per il Brasile e Pelé ne segna tre. In finale, allo stadio Råsunda contro la Svezia padrona di casa, il risultato è lo stesso: 5-2, con doppietta del numero 10 non ancora diciottenne.

Il Mondiale del 1962, invece, Pelé lo visse quasi tutto sugli spalti. In Cile, il Brasile parte forte, superando 2-0 il Messico, anche grazie all’assist di O Rei per Zagalo. Nella seconda gara del girone di qualificazione contro la Cecoslovacchia, arriva l’infortunio che lo terrà fuori dal campo per tutto il resto della competizione. Che il Brasile, trascinato da Garrincha, vince, superando 3-1 in finale proprio la Cecoslovacchia.

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La delusione più grande, però, arriva nel 1966, in Inghilterra, quando il Brasile viene eliminato, nonostante Pelé, ai gironi. Non succedeva dal 1934, ma le sconfitte con Ungheria e Portogallo sono senza appello. Il riscatto arriva quattro anni dopo, ai Mondiali del 1970 in Messico. Tra i verdeoro ci sono tante novità, ma anche una certezza. Il Brasile vince il girone a punteggio pieno, ai quarti supera il Perù 4-2 ed in semifinale si sbarazza dell’Uruguay 3-1. In finale, affronta l’Italia, fresca dell’impresa contro la Germania, il 4-3 che ha fatto storia. La partita con i brasiliani, però, di storia non ne ha: finisce 4-1, Pelé segna il primo gol. Il suo secondo in finale, che gli vale il terzo Mondiale vinto.

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Finisce così la storia di Pelé con la Nazionale Brasiliana, ma non con il calcio, come abbiamo visto. Una storia che, tra cinema e politica del pallone, è continuata praticamente fino ad oggi. Senza che nessuno sia riuscito ad avvicinarsi ai suoi 1281 gol segnati. E tanto meno ai suoi tre Mondiali vinti. Sempre con il solito dubbio: chissà come sarebbe stato vedere giocare Pelé con la maglia dell’Inter, o della Juventus…

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