Antognoni: “Bearzot un padre, poche parole ma difendeva i suoi”

Giancarlo Antognoni, storico centrocampista della Fiorentina a cavallo tra anni ’70 e anni ’80, si è raccontato a Il Corriere della Sera. Argomento centrale delle sue parole è stata la situazione attuale della nazionale italiana di calcio. Tra rivoluzione in atto con Mancini e ricordi agrodolci legati al passato.

Antognoni è stato uno dei migliori interperti nel suo ruolo, accostando grande tecnica ad una immensa capacità di leadership. Con la maglia della Fiorentina si è guadagnato rispetto e ammirazione eterna dai tifosi viola. Realizzando parecchi record, sia in maglia viola che con la nazionale italiana. Compreso il mondiale 1982, vinto con una squadra di fuoriclasse in Spagna. Un evento che ha fatto la storia del calcio nostrano.

Antognoni
(Photo by Don Morley/Getty Images)

Le parole di Antognoni in merito all’Italia.

“A novembre mi ero fatto male in uno scontro con Martina, ma Bearzot mi ha sempre fatto sentire la sua fiducia. È venuto più volte a trovarmi in ospedale e mi ha tranquillizzato. Alla fine era un padre, un uomo di poche parole ma pronto a tutto epr difendere i suoi giocatori.

La finale l’ho vissuta dalla tribuna per un infortunio al collo del piede. Record? Nessuno ha giocato più di me con la 10 sulle spalle in Nazionale. Segreto? Forse non c’è ne è stato soltanto uno. Le varie critiche ci hanno compattato. Ricordi? Soprattutto i sorrisi di Paolo Rossi alla fine, era il simbolo di quella Nazionale.

Non ho vinto tanto con il club e questa cosa mi dispiace. Ma l’amore di Firenze per me vale più di cento scudetti.

Mancini ci ha regalato un Europeo ed è giusto continuare con le sue idee. Ha fiuto anche nel lanciare i giovani come ha fatto con Gnonto“.