Antonio Cassano fa comodo a tutti | La verità scomoda di ogni talk show

(Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP via Getty Images)

Antonio Cassano ce l’ha fatta. Lo ha capito al Bari, da giovane, quando ha realizzato quel primo gol da cineteca contro l’Inter: “Quando la palla è entrata ho pensato: mamma, sono diventato ricco”. Qualche milione – per usare un eufemismo – l’ha messo da parte, ma non conta solo la ricchezza. Vale, specialmente nel calcio di oggi, il potere economico. Ovvero la rilevanza di determinati comportamenti in ottica al potere d’acquisto: Cassano è diventato un brand. Non vende accessori, né beni di consumo.

O meglio: non solo. L’ex centravanti di Bari vecchia regala qualcosa che nel calcio moderno è oro: il dibattito. Spesso sul nulla, e senza contenuti, ma serve anche e soprattutto questo. Appena ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, ha cominciato a sparare sentenze sugli altri. Spesso sbagliando su tutta la linea, ma per questo veniva – e viene – richiamato nei talk show.

Cassano, il valore aggiunto che non ti aspetti

Al pari di un intrattenitore esalta la folla, anche per farla arrabbiare. La cattura, catalizza le masse: questo è importante. Lo dimostra il fatto che persino uno come Ciro Ferrara, che ha iniziato a cavalcare l’onda del piccolo schermo, gli è andato contro dopo che l’ex attaccante ha definito il Napoli di Maradona “un ammasso di scappati di casa”. Frase volutamente iperbolica, perchè Cassano (o il suo entourage) sapeva che dicendo quella frase avrebbe creato una reazione. Scatenato una tempesta e, per giorni, attorno al dibattito sportivo, non si sarebbe parlato di altro.

Antonio Cassano
(Photo credit should read GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

Portare avanti un dibattito a suon di falsità e luoghi comuni, esattamente le stesse che continua a dire su Cristiano Ronaldo: il “suo” Chapeau è diventato un tormentone. Lo citano tutti, compresi quelli a cui sta antipatico. Cassano sa benissimo cosa provoca, ne sono ben consci anche coloro che proseguono a investire su di lui. Non ha niente di particolare – rispetto a quando giocava – se non la lingua lunga e una buona dose di faccia tosta. Quello che serve agli utenti per fargli fare click.

Da fuoriclasse a fuori portata: cosa cambia

Infatti la Bobo TV – dove Cassano è una presenza di punta – è uno dei programmi più visti sul Web. Al punto che, ora, l’ex calciatore di Roma e Inter viene chiamato (assieme a Vieri, Adani e Ventola) persino in televisione. È arrivato sulla Rai, a suon di provocazioni. Non è poi tanto diverso da alcuni personaggi dell’etere radiotelevisivo italiano, che i provocatori li sanno fare bene. Anche quello è un talento nell’Italia della polemica costante.

Serie A Cassano
(Photo by Paolo Rattini, Onefootball.com)

Gli haters sono la loro linfa e l’assicurazione, economica e sociale, sul futuro. Cassano, grazie al ruolo di incassatore che si è guadagnato, sposta ascolti ed equilibri. È perfettamente consapevole che essere odiati vuol dire, ancora e nonostante tutto, essere popolari. In tv e sui social conta solo questo. L’unico modo, come chiedono a gran voce molti utenti amareggiati dopo l’ennesimo exploit, per arginarlo è evitare di affrontare ogni suo discorso. Il dibattito che si è creato e, anche questo editoriale, dimostra che purtroppo e per fortuna ha vinto ancora lui. Magari, però, può essere uno spunto per capire che tipo di qualità vogliamo – come utenti e non solo – attorno ai talk show calcistici. La palla passa allo spettatore, che ha sempre avuto dalla sua il telecomando e il mouse.