Baggio: “Ad USA 94′ persi 3 cose”

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(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

In una lunga intervista rilasciata a Sky Sport Roberto Baggio, mitico trequartista italiano, è tornato sulla finale della Coppa del Mondo tra Italia e Brasile persa ai rigori. Roberto Baggio sbagliò uno dei rigori cruciali della partita che consegnò al Brasile la vittoria. Queste le sue parole:

“Non dimenticherò mai. Era il sogno che coltivavo da bambino, avevo sempre questo obiettivo davanti. Come ho già detto mille volte, ho sognato tutte le sere la finale col Brasile. Poi è arrivata ed è finita nel modo più assurdo. Quel rigore l’ho calciato con la serenità di sempre, l’ho battuto per spiazzare il portiere ed è successo… ne ho battuti davvero tanti, ma uno alto… no, non è una mia caratteristica. Un ricordo che lo mitiga? No, quella roba lì non la cancelli. Quando persi il Mondiale in un colpo solo ho perso il Mondiale, il secondo pallone d’oro e il titolo di miglior giocatore del mondo: tre cose in un colpo solo”

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(Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Roberto Baggio si racconta

In quel mondiale Roberto Baggio prima di quel momento è stato il più grande giocatore del mondiale. Lei ci ha affascinato in quella finale.

Sì, venivo da un anno importante, avevo vinto il Pallone d’Oro, ero stato premiato come miglior giocatore del mondo e c’era una grande attesa ma purtroppo sono le responsabilità di quel momento, l’attesa che c’è, che diventano un muro quasi invalicabile ed è quello che mi era successo nelle prime partite. Io praticamente volevo fare ma non ci riuscivo

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ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP via Getty Images)

L’altra delusione

la mancata convocazione del 2002 l’ha ferita profondamente. È una ferita diversa?

“È una ferita, come tutte le ferite magari non si cicatrizzano mai fino in fondo, perché credo che quel mondiale era solo un premio per quello che avevo fatto e per quello che avevo dato alla maglia azzurra. Aver fatto parte di quella Nazionale era qualcosa che… giocavo o non giocavo ed era un’altra storia, però meritavo quella cosa di fare il mio quarto mondiale, di andare poi nella terra del mio maestro, forse era la cosa che tenevo di depiù, dimostrare anche a lui che il percorso che avevo fatto mi aveva portato vicino a lui.”