Barcellona, Koeman ha davvero fallito?

(Photo by Denis Doyle/Getty Images)

Poco più di un anno sulla panchina, tante delusioni, pochi risultati ottenuti. È questa l’analisi abbastanza superficiale dell’avventura alla guida del Barcellona di Ronald Koeman, esonerato a fine ottobre dopo una serie di risultati non troppo felici. Dieci giornate di Liga e tre di Champions League sono state sufficienti per convincere la società blaugrana a sollevare dall’incarico il tecnico olandese, sostituendolo prima con Sergi Barjuán ad interim e poi in via definitiva con Xavi. La suggestione di affidarsi al leggendario numero sei c’è sempre stata. La prova sono le dichiarazioni rilasciate dallo stesso ex centrocampista, che ha rivelato come il Barça l’avesse già contattato in precedenza ma che a convincerlo definitivamente, stavolta, fosse stato il presidente Joan Laporta.

La vicenda Koeman si porta dietro diverse questioni. Innanzitutto, il Barcellona ha vissuto nell’ultimo anno e mezzo una situazione societaria abbastanza complicata, aggravata in maniera sostanziale dalla pandemia che ha costretto la società a tagliare stipendi e dire addio a diversi giocatori. È andato via Suarez così come Griezmann, entrambi tornati all’Atletico Madrid, ma soprattutto è andato via Leo Messi, l’uomo che giurò fede eterna a quella squadra che nei primi anni Duemila lo raccolse dall’Argentina per portarlo in Catalogna. Non è questo il miglior contesto per discutere della storia di Messi al Barcellona dato che servirebbero interi libri per farlo, ma la pesante rottura del campione argentino con il club ha inciso anche sull’avventura di Rambo sulla panchina catalana.

Koeman ha pagato pesantemente il fatto di essersi trovato senza quella che è stata la guida del Barcellona per troppo tempo, l’equilibratore perfetto che ha sempre fatto la differenza. Senza un simile elemento in rosa, il lavoro chiaramente sarebbe stato molto più difficile. L’ex difensore è stato uno dei primi a rendersene conto ma, con la solita tenacia che ha caratterizzato la propria carriera da calciatore, ha voltato pagina concentrando le attenzioni non più sul glorioso passato ma sul prossimo futuro. Una scelta coraggiosa, che anche stavolta l’ha punito. Ha avvertito che ci sarebbe voluto tempo per ritrovare un grande Barcellona post Messi, ma ha avuto solo pochi mesi per rimettere in piedi una squadra certamente indebolita. Troppo poco.

La sensazione è che Koeman si sia trovato in una situazione più grande di sé stesso, rafforzata a suo danno dai ko di Champions, dalle super sfide perse contro Atletico Madrid e Real Madrid. L’esonero era già nell’aria, ma l’ultima sconfitta incassata in Liga in casa del Rayo Vallecano ha convinto la società a cercare altrove, realizzando di fatto il sogno di Xavi di tornare a Barcellona dopo l’esperienza in Arabia. Tuttavia, non tutto ciò che Rambo ha fatto al Barça in questi quasi 400 giorni è da buttare via. È anche grazie al suo lavoro che Pedri non sia più una promessa ma sia diventato una colonna del Barcellona o della Nazionale Spagnola. È stato lui a portare in rosa Gavi, che per via dell’ottimo rendimento con il club si è guadagnato la chiamata della Roja di cui è divenuto il più giovane marcatore di sempre.

Lo scorso anno Koeman ha comunque conquistato un terzo posto in un campionato dove, non solo Atletico Madrid e Real hanno dimostrato di essere superiori, ma in cui anche squadre come Siviglia, Real Sociedad o Villarreal hanno dimostrato di poter competere molto di più rispetto al passato. Rambo sul campo ha scritto la storia del Barça, che ha conquistato la sua prima Coppa dei Campioni grazie alla sua rete siglata nei tempi supplementari nella finale del 1992 vinta con la Sampdoria. E quella stessa storia che trent’anni fa gli sorrise, oggi sembra si sia dimenticata troppo frettolosamente di lui.