Buffon: “Marotta ha un’intelligenza animalesca. A Dybala manca continuità”

A 44 anni Gianluigi Buffon non vuol saperne di appendere i guanti al chiodo. La sua nuova vita al Parma è iniziata benissimo, nonostante un campionato deludente degli emiliani sino ad ora. Ad un’intervista Al Corriere della Sera, il portierone bandiera della Juventus, ha parlato proprio della Vecchia Signora, ma non solo. Tra i temi trattati, infatti, anche l’esigenza di avere in società un uomo come Beppe Marotta, oltre alla suggestione di un terzo Mondiale con la maglia azzurra.

Sulla Juventus, su Cristiano Ronaldo e su Dybala. “Ho detto che con Cris si è perso un certo DNA perché lo penso e facendo una riflessione più approfondita arrivo a dire che chiaramente la colpa non è di Cristiano, perché lui è quello e quando prendi un giocatore di quel calibro tu sai a cosa vai incontro. C’è da capire se gli altri sono preparati e secondo me molti giocatori non erano pronti a poter condividere un certo tipo di esperienza. Vuoi o non vuoi, un po’ tutti si sentono Cristiano e questo non deve mai accadere, soprattutto in realtà come la Juve. Quando lui è arrivato a Torino, io sono andato a Parigi. E quando sono tornato ho visto qualcosa di diverso, che non mi ricordava più quello che avevo lasciato”. Sull’argentino: “E’ sicuramente un leader tecnico perché è il miglior giocatore della Juve e poi negli ultimi anni è maturato molto. Per poter mettere in pratica questo ruolo però devi esserci e negli ultimi due anni è stato molto assente per gli infortuni. Nel momento in cui trova continuità, si consacrerà anche come leader della Juve”.

Su Marotta. “E’ determinante avere empatia e quel tipo di esperienza e sensibilità nel modo di agire e rapportarsi con gli altri. Chi prendere, chi comprare, cosa cambiare di un gruppo di lavoro. Marotta in questo aveva un’intelligenza animalesca, istintiva, che hanno solo i professionisti con capacità superiori”.

Sulla suggestione terzo Mondiale. “Quello che mi disturba è quando qualcuno mi dice ‘se ti chiamassero come terzo portiere potresti andare al Mondiale”….’. Sono stato il capitano della Nazionale è quindi so cosa significhi l’importanza di un gruppo: bisogna lasciare un c.t. capace come Mancini sereno e libero di fare le proprie scelte, senza rompimenti di scatole. E nessuno mi deve fare alcun regalo: me li faccio da solo, se ci riesco, perché lo sport è meritocrazia. Posso anche pensare che fare il terzo portiere sia troppo penalizzante, per come sto adesso”.