AFP PHOTO/Mario LAPORTA (Photo credit should read MARIO LAPORTA/AFP via Getty Images)

Sin dalla prima volta che ti ho visto ho capito che tu, Diego, eri fatto per me. Ogni tuo tocco di palla, delicato, leggiadro, elegante, ogni tuo scatto, ogni tuo dribbling, tutto, sembrava disegnato. Ti ho visto nascere, ti ho visto crescere, ti ho visto pian piano diventare prima ragazzo, poi uomo e poi dio, anzi D10S.

Hai cambiato me stesso. Hai cambiato il modo di intendere questo strumento chiamato pallone. Hai cambiato lo sport, hai cambiato una città ed una nazione. Hai cambiato il mondo. Da sempre, per tutti, c’è un prima di Diego e un dopo di Diego, soprattutto in certi posti, soprattutto per certe persone. Ti ricordo ai tempi dell’Argentinos Juniors: un bambino di sedici anni con tanti ricci in testa quanti sogni nel cuore. La passione, quella vera, quella pura, te la si leggeva negli occhi. Correvi veloce in campo quanto cresceva la tua fama sugli spalti e già il tuo nome diventava leggenda: Diego Armando Maradona.

Sei restato sempre umile e, nonostante crescessi, sempre ragazzino. Non hai mai abbandonato le tue origini, mai dimenticato la tua casa. Sin da giovanissimo mostravi il tuo lato ribelle, la tua voglia di opporti a qualsiasi tipo di costrizione: eludevi le marcature in campo così come le regole sociali, quelle della vita comune, del buon senso. Ma in campo, Diego, ah in campo eri di un altro pianeta. Me lo ricordo, me lo ricordo bene.

Le tue giocate ti portarono ad esaudire il tuo sogno: vestire la maglia del Boca Juniors, la camiseta gialloblu. Ma eri troppo giovane per fermarti, troppo ambizioso per non accettare la chiamata dell’Europa. Si vola a Barcellona, Diego. Eri ancora un ragazzo: 22 anni ed una valigia piena di speranze e di sogni infranti. In Catalogna nulla va come avevi sperato: diversi infortuni, un’epatite, una gamba rotta per un fallaccio di un certo Goikoetxea. Due stagioni in blaugrana e tanta rabbia. Ma io sapevo chi fosse Diego e la svolta era dietro l’angolo.

Ti chiama il Napoli e ti rende un dio. Arrivi in azzurro nel tripudio di una città che aspetta un salvatore, un messia, un idolo da divinizzare. Napoli ti ha cambiato e tu hai cambiato Napoli. Gli scudetti e le coppe con gli azzurri, il Mondiale con l’Argentina, i gol storici che hanno reso il mondo un posto diverso.

Mi hai dato tanto, mi hai cambiato, hai aggiunto l’articolo IL davanti al mio nome e per questo, Diego, ti scrivo. Ti scrivo per inviarti i miei auguri, per donarti un mio pensiero, recapitarti un mio messaggio. Non ti ho dimenticato Diego, non potrò mai dimenticarti perché da quando hai indossato per la prima volta gli scarpini e sei sceso in campo, io ho smesso di essere uno sport, un semplice gioco, e sono diventato IL CALCIO.

Per questo, e per tanto altro, tanti auguri Diego.

Il Calcio

Copyright: imago/AFLOSPORT
Diego Armando Maradona (Boca Juniors)