Chiesa è l’anima presente e futura della Juventus

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Il secondo tempo di Spezia-Juventus ha dimostrato ancora una volta agli scettici che Federico Chiesa è l’ultimo a mollare. Il giocatore che può nel momento di difficoltà maggiore risollevare la squadra, dal punto di vista tecnico e mentale. Il gol del 2-2 è l’emblema di ciò che Chiesa dovrebbe essere ogni partita. Le parole di Allegri negli ultimi giorni avevano fatto storcere il naso a molti, viste come critiche esagerate che nascondevano uno scetticismo del mister sul reale valore del ragazzo. Niente di più sbagliato, perché Allegri sa meglio di chiunque altro che l’anima presente e futura della squadra è Federico, ma il ruolo di trascinatore non lo si assimila in un estate.

IL METODO ALLEGRI

Esiste una teoria che vorrebbe Allegri poco estimatore dei giovani, relegandoli in panchina preferendo giocatori più esperti. L’allenatore della Juventus in realtà nel corso degli anni ha mostrato come voglia responsabilizzare i giovani, dandogli sempre più pressioni. Allenamenti specifichi più pesanti, panchine dure da digerire per far nascere un fuoco ineluttabile nei loro cuori. Dybala e Morata per esempio nelle loro stagioni di debutto a Torino videro poco o nulla il campo nei primi mesi. Dovevano comprendere di star giocando per la Juventus e da probabili protagonisti. La “cura” di Allegri può durare qualche mese e dare i frutti sperati, come accaduto per i due attaccanti, ma anche quasi un anno come accadde con Bentancur. Plasmato in un anno di panchine e sporadiche apparizioni di pochi minuti. Poi dodicesimo uomo e spesso titolare al posto dell’acciaccato Khedira, fino alla regressione dell’anno scorso. Oppure fallire, come non ha mai tanto nascosto il livornese parlando di Bernardeschi, schiacciato dalle responsabilità e il peso della maglia bianconera.

IL FUTURO CHIESA: LA FASE DIFENSIVA

Sia Federico che Max lo sanno, questo è l’anno più importante nella carriera di Chiesa. Non c’è nulla di più complicato che riconfermarsi e per farlo devi saperti superare. Non è un caso che da Vinovo filtrino intere sessioni di allenamento in cui Allegri si focalizza prettamente su di lui. Un ruolo fondamentale lo ricopre quel motorino instancabile di Padoin, nello staff tecnico il più giovane e fresco, che non lascia un secondo Chiesa nel lavoro su entrambe le fasi. Se sulla fase offensiva c’è poco su cui soffermarsi viste le capacità innate del ragazzo, Allegri chiede di più in difesa e sull’aspetto mentale. Spesso Federico corre a vuoto, sprecando energie fondamentali da poter spendere tornando in difesa, cosa che fa poco o nulla. Sa di non poter pretendere da Chiesa ciò che ha avuto da Cuadrado e Mandzukic, ma senza un po’ di sacrifico sarà impossibile trovare l’equilibrio perfetto in campo. Il messaggio a Federico (ma anche a Kulusevski) è arrivato forte e chiaro: se non difendi i titolari sono altri. Messaggio identico inviatogli da Mancini a inizio Europeo, preferendogli Berardi che con il passare degli anni è diventato un giocatore di tutta fascia.

LA MATURITA’

In pochi si aspettavano la maturità mostrata da Chiesa l’anno scorso dopo il debutto shock a Crotone, dove venne espulso. Nel corso dell’anno Chiesa è passato da riserva di lusso a faro di una squadra priva d’identità, eclissando un certo Cristiano Ronaldo in partite decisive come quella in Champions con il Porto. Questa stagione senza il portoghese lui e Dybala sono chiamati ad un ruolo superiore da cui non possono tirarsi indietro. Il gol del 2-2 contro lo Spezia è l’emblema di ciò che Chiesa dovrebbe essere ogni partita, trascinatore e rullo compressore inarrestabile per le difesa avversarie. Ma Chiesa questo ancora non lo è per 90 minuti. L’ultimo step per diventare a tutti gli effetti un fuoriclasse dalla caratura europea, il giocatore che l’Italia aspetta da 15 anni, sarà diventare costante. Federico vive di momenti sporadici, 15/20 minuti in cui sembra esser posseduto da un’energia sovrannaturale, divenendo ineluttabile nella sua progressione offensiva fatta di aggressività e tecnica. Per certi versi Chiesa ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento sbagliato, poiché nelle altre big italiane non dovrebbe farsi carico dei problemi tecnico tattici di una squadra che ha bisogno di un trascinatore più che mai. Non basterà la tecnica, servirà il sacrificio per i compagni e il carisma che più di una volta ha dimostrato. Non è più il ragazzino di Firenze che ad ogni passaggio verso di lui sbagliato rimuginava per 10 minuti. A La Spezia, anche e soprattutto nel momento più complicato, ha incoraggiato e stimolato i compagni, applaudendo anche agli errori più banali.

Se Allegri e Chiesa si comprenderanno vicendevolmente la stagione bianconera potrebbe rivelarsi migliore del previsto. Senza dimenticare i Mondiali in Qatar del prossimo anno in cui le  chances di vittoria della Nazionale italiana si baseranno molto sul suo rendimento e la sua crescita. Perché ne siamo certi, il Federico Chiesa che abbiamo visto è solo la punta dell’iceberg del miglior talento del calcio italiano.