Dal Pino: “Con Agnelli fu una cena con finalità importanti per la A”
La Serie A è nel pieno della vicenda Juventus e anche l’ex presidente Paolo Dal Pino ne ha parlato ai microfoni de La politica nel pallone confermando anche l’incontro con Agnelli ed altri presidenti. Dal Pino ha guidato la Lega di Serie A dal 2020 al 2022 attraversando la difficile fase pandemica. Oltre al Covid e alla gestione del momento, il calcio italiano doveva affrontare problemi cronici dovendo decidere il proprio futuro. L’ex presidente si è dimesso ad inizio febbraio. Il suo posto, infatti, è stato preso da Lorenzo Casini. Dai diritti televisivi all’ingresso dei fondi, dagli ruolo degli agenti alle inchieste di oggi: Dal Pino si racconta a tutto tondo.
Dal Pino: dalla cena con Agnelli ai problemi del calcio
Gli anni da presidente
Se si pente delle dimissioni: “No, non ci si pente mai delle scelte ben ponderate. Va benissimo così, avevo altre cose in programma, quella è stata una bella esperienza.”
Sull’esperienza da presidente: “Sono stati due anni estremamente interessanti, molto particolari. Mi sono confrontato con una realtà nuova, a cui ho cercato di applicare metodologie di lavoro aziendali, che mi hanno accompagnati nei miei anni di carriera. Purtroppo dopo un mese e mezzo che fui nominato è scoppiato il Covid e quindi sono stati momenti intensi. Abbiamo discusso più di protocolli medici, di riuscire a giocare partite di calcio, che di altro, però è stato un periodo estremamente involving da un punto di vista di risultati, di riuscire a terminare il campionato in situazioni di grande difficoltà, di riuscire a pianificare delle idee, che poi sono rimaste patrimonio della Lega, su cui provare a ragionare per un futuro diverso del calcio. Ricordo in ogni caso soltanto cose costruttive e belle.”
Riguardo i problemi e le soluzioni: “Quando ho accettato di diventare presidente della Lega Serie A mi erano chiari i temi fondamentali su cui provare a ragionare perché erano abbastanza evidenti ad occhio nudo, erano due temi di fondo: uno riguardava il sistema Serie A, fortemente indebitato, che aveva bisogno di risorse ed il secondo invece che era necessario apportare dei cambiamenti alla governance per far sì che la parte media, di valorizzazione dei diritti sportivi, riuscisse a lavorare indipententemente dalla parte sportiva. Dal mio giorno di insediamento io dissi subito: ‘Trasformiamo la Serie A in una media company“.”
“Queste parole evidentemente echeggiarono ai fondi d’investimento perché, pochissimo dopo queste mie dichiarazioni, fui contattato da fondi d’investimento, fondi di private equity che, vedendo la possibilità che si realizzasse un progetto imprenditoriale serio intorno ai diritti televisivi, iniziarono a fare proposte. E poi, come sapete, abbiamo avuto tutti i più grossi private equity al mondo che hanno iniziato a tentare di entrare in Serie A, comprandone il 10%, mettendo sul piatto circa un miliardo e 700 milioni di euro più finanziamenti per un altro miliardo al tasso 0,5. Era una valorizzazione soprattutto del sistema calcio in quel momento di circa 17 miliardi per la Serie A, che dava, per la prima volta nella storia, un valore al nostro calcio.” “
Era una fase in cui la media company che avrebbe risolto il problema della governance e avrebbe soprattutto risolto il tema di fondo, che è quello industriale, di avere un controllo del prodotto calcio, che vuol dire fare un proprio canale e controllare il proprio contenuto. Dall’altro lato significava avere risorse disponibili per finanziare il sistema con equity, con patrimonio e non con debiti, visto che era già altamente indebitato.”
La cena con Agnelli
Sulla cena: “Non fu minimamente una cena segreta, nel senso che di incontri così ce ne sono stati tanti. Quell’incontro, quella cena aveva una finalità, un obiettivo importante in quel momento storico. Infatti, era un incontro che poteva essere foriero di risultati positivi per la Serie A perché si inquadra quelli che erano i meccanismi di blocco della Serie A, che erano scaturiti a seguito del blocco del progetto dell’operazione fondi. Perché, lo sapete, è stata approvata un’operazione nelle riunioni fino a che è arrivata al punto finale nel febbraio 2021 e, quando si è arrivati alla parte contrattuale, non siamo nemmeno andati ai voti.”
“Questo perché c’è stato uno scontro con 7 squadre, tra cui la Juventus e l’Inter che, probabilmente, causa Superlega, hanno cambiato opinione sulla validità del progetto fondi. In quello stesso periodo ci fu l’asta per i diritti televisivi, portata avanti dall’ad, in cui si contrapponevano DAZN e Sky.
“Ci furono mesi molto difficili, vi ricordate, in cui sostanzialmente l’Assemblea si staccò. Da una fase in cui per un anno avevamo ragionato perlomeno in 15-16 squadre molto allineate sulla progettualità strategica della Lega, quindi fare la media company, nuova governance e ingresso dei fondi di private equity, ci siamo trovati con una sorta di disintegrazione con l’asta dei diritti ha portato alla scelta DAZN che è stata conflittuale. Iniziai a fare assemblee una volta la settimana in presenza del notaio. Fu un periodo molto teso, in cui sostanzialmente si bloccarono tutti i discorsi strategici della Serie A con un clima di conflittualità molto alto.”
Sui partecipanti alla cena: “Agnelli, Percassi, Scaroni, Fenucci con Saputo, Preziosi con un rappresentante di 777 Partners, che aveva appena acquistato il Genoa. Questi sono i nomi che mi ricordo. Quella era un’occasione in cui si cercava di trovare attorno a un programma di rilancio, che partiva perlomeno intorno al concetto di fare la media company, di riuscire a far ripartire all’interno della Lega un pensiero strategico costruttivo, mentre per alcuni mesi c’era stato soltanto un discorso distruttivo.”
L’inchiesta Juventus
Sull’inchiesta Prisma: “Sono molto sincero. Al di là della chiacchierata fatta oggi, ho seguito veramente molto poco tutto quanto. Soltanto perché si era parlato di quella cena ho seguito, ma, stando a nove ore di fuso e occupandomi di tutt’altro, ho seguito molto molto poco le vicende del calcio da quando sono uscito. Ovviamente mi dà comunque molto dispiacere perché continuo a vedere notizie negative, che non portano a una creazione di un percorso virtuoso. Io sono rimasto con negli occhi l’immagine, perché ci ho creduto davvero, di riuscire a trasformare il calcio italiano ed ho creduto davvero di riuscire a mettere la Serie A su un percorso virtuoso. Leggere notizie, in cui si riporta di squadre che sono nella posizione in cui è oggi la Juventus, è una cosa che evidentemente fa male, ma penso che faccia male a qualsiasi sportivo.”
Sull’inchiesta vista dall’America: “Non ho visto niente. Io leggo i giornali su internet. Il tema Juventus, il tema UEFA l’ho visto da qualche parte, ma… la California è un mondo particolarmente lontano. Questo però è un mondo che può offrire moltissimo al calcio ed è molto importante che vengano organizzati qua i Mondiali perché può dare un impulso al sistema calcio senza precedenti. Sì, è vero che ci sono già stati dei Mondiali che tutti ricordano per il rigore, ma è anche vero che oggi qui il calcio è a dei livelli totalmente diversi ed è per il sistema calcio un’opportunità unica, anche inquadrato negli investimenti. Lasciamo da parte i fondi, avete visto quanto negli ultimi anni ci siano stati investimenti da parte di investitori professionali in club, quindi l’attenzione sportiva e finanziaria con i prossimi Mondiali credo che sarà ancora più alta.”
Il ruolo degli agenti
“Gli agenti sono uno dei tanti temi perché ce ne sono molti altri, e qui mi fermo, di tematiche critiche che possono e devono essere riformate. Noi ne abbiamo discusso molte in Serie A, ma è un tema che non deve essere discusso a livello di Serie A, piuttosto a livello di sistema. Anche in FIGC abbiamo discusso varie volte di porre un tetto alle commissioni per gli agenti. Ne abbiamo discusso in varie riunioni. Ma anche la FIGC non è il terreno corretto perché è un tema internazionale. Quando si parla di procuratori si parla di mercato internazionale e la regola deve essere a livello UEFA o superiore. Deve esserci un’intenzione chiara e forte di regolarlo, dopodiché è evidente che ci sono i comportamenti. Se uno gestisce un’azienda ci si aspetta che ci siano sempre dei comportamenti corretti e tesi a valorizzare la propria realtà.”
I fondi e il possibile impatto delle inchieste
Sui finanziamenti che sarebbero arrivati al calcio italiano: “Noi avremmo avuto un miliardo e 700 milioni di euro all’interno della Lega, più finanziamenti allo 0,5 circa per un altro miliardo. Questi erano i valori di cui stavamo discutendo, cedendo il 10%. Non è importante quanto vali oggi, ma quanto domani varrai se sei in grado di fare con i soldi gli investimenti giusti e dare i ritorni che il settore merita.”
Riguardo l’impatto dell’inchiesta sull’interesse dei fondi: “Non ha un impatto, nel senso che queste sono tematiche che riguardano singole società. Il fondo d’investimento valuta altro evidentemente, ovvero il potenziale delle società che sono parte del campionato e la possibilità di creare valore con il progetto media company nella gestione dei diritti televisivi. Se ci fossero realtà diverse dall’attuale, in termini di composizione, è un conto, ma restando con la composizione attuale delle squadre non vedo un motivo per cui un fondo non debba avere interesse. Cambiano casomai le valutazioni. Non cambiano in relazione ad una situazione specifica come questa. Se cambiano lo fanno in funzione di quelle che sono le prospettive di guadagno future con il prossimo bando dei diritti televisivi, sarà quello che andrà a determinare il nuovo valore della Serie A.”