L’editoriale – Il Napoli rischia ma rivede la luce nel finale, 2-1 a Braga

Braga Napoli editoriale

(Photo by Octavio Passos/Getty Images)

Il Napoli, dopo il momentaneo pareggio del Braga, trova la rete del sorpasso nel finale, di seguito l’Editoriale per Calcio in Pillole.

L’editoriale – Il Napoli rischia ma rivede la luce nel finale, 2-1 a Braga

Olivera Napoli
(Photo by MIGUEL RIOPA/AFP via Getty Images)

Nella prima mezz’ora (e per larghi tratti) è la disattenzione difensiva – in marcatura ed impostazione – ad assurgere a filo conduttore della gara. Il Napoli crea da sé, e dal nulla, i presupposti per un brivido fulgido. Juan Jesus si lascia scappare palla e giocatore, dalla sinistra un cross rasoterra viene raccolto da Horta che trova in Meret l’ostacolo al vantaggio.

I portoghesi non vogliono essere da meno in quanto a regali e così José Fonte serve ad Osimhen un cioccolatino. Solo davanti all’estremo difensore, Victor centra il portiere, riconsegnando il favore ai padroni di casa. Il cambio Rrahamani-Ostigard produce più di qualche pensiero. Al trentunesimo la lettura non è delle migliori e si rischia il duello tra attaccante e portiere. Al di là della partenza di Kim, il Napoli dovrà trovare nuovi e, soprattutto, efficaci meccanismi difensivi. La tenuta della coppia difensiva, qualunque sia la composizione, non convince. Dovrà rimediare in fretta, la stagione pone già gli azzurri dinnanzi ai primi verdetti.

All’imprecisione si aggiunge la sorte, e la mano di Matheus. Prima Osimhen poi Di Lorenzo mancano di centrimenti la realizzazione di testa. Il legno ed il guantone del portiere brasiliano negano una rete che avrebbe sciolto più mente che gambe.

Alla ricerca di certezze, quelle perdute ed un tempo vincenti. Anguissa cerca nella conduzione insistita le conferme che, soli pochi mesi fa, lo ergevano a pilastro, perdendo palla e causando una punizione al limite. È l’emblema di un momento, di un’eredità difficile, e di confidenze con il nuovo che faticano a maturare.

Chi non ricerca conferme nel passato, ma vuole soltanto divorare il futuro è il capitano Di Lorenzo. Sempre presente, mai banale nelle giocate, abbinando precisione e qualità. Giocava al Matera, ed oggi avverte con leggerezza l’onere del tricolore. Con lui la belva col numero nove. Osimhen trascina marcatori e compagni, ed a momenti tira giù la traversa al 26′.

Sono entrambi a collezionare il gol del vantaggio, nel recupero. Osimhen prova a deviare un cross, ostacolando e provocando l’intervento del difensore. Di Lorenzo si fionda sul pallone ed incastra la sfera all’incrocio dei pali. Uomo essenziale di un Napoli a metà, tra forza e fragilità.

Nella ripresa è ancora l’uomo in maschera a creare pericoli. Solita fame e ricerca continua della porta, Osimhen è il riferimento principale delle ambizioni azzurre. Spesso il nigeriano viene supportato da Kvaratskhelia. Una ripresa in crescendo, in cui il talento georgiano pareva acquisire sempre maggiore confidenza. Anche questa sera, però, Garcia non prevede di affidarsi ai lampi del numero 77. Altro cambio, questa volta all’ora di gioco, altra smorfia.

L’occasione ghiotta per il raddoppio giunge sui piedi di Zielinski, al 73′. Di Lorenzo lancia un traversone che taglia tutta la linea portoghese e pesca il venti azzurro in solitaria. Di prima, però, il polacco mette al lato.

L’editoriale – Il Napoli rischia ma rivede la luce nel finale, 2-1 a Braga

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(Photo by MIGUEL RIOPA/AFP via Getty Images)

È un Napoli che, progressivamente, concede il palleggio ai lusitani. Una costante, seppur a tratti, del nuovo Napoli. Si predilige la verticalizzazione immediata e l’offensiva in contropiede. Non sempre la precisione gioca a favore dei partenopei. Soprattutto, è la compattezza del reparto arretrato a non supportare, ad oggi, un’idea di calcio maggiormente attendista.

Difatti, la pressione del Braga produce i prevedibili effetti. Su cross dalla destra è Bruma, all’altezza del dischetto, a spedire in rete con una torsione da nove vero. Un gran gol, ma la compartecipazione di un reparto intero, nel lasciare solo l’attaccante Arsenalista, è evidente.

Che fosse una gara all’errore lo si era anticipato in apertura. Dopo pochi minuti, un cross di Zielinski, a mezza altezza, viene respinto in rete dallo stesso Niakatè, con una precisione tale che – probabilmente – nemmeno Osimhen avrebbe garantito. A tre giri di lancetta dalla fine il Napoli torna, dunque, in vantaggio, scacciando i fantasmi del vortice buio di pessimismi.

I cinque minuti finali sono di pura sofferenza. Baricentro basissimo, senza che questo possa garantire copertura. Il Braga va almeno due volte vicino al gol del 2-2, con il palo allo scadere che libera, momentaneamente, gli azzurri dal peso dell’immobilismo.

Il successo è linfa vitale, non solo per le ambizioni quanto per una serenità che latita. Gli azzurri non sono tranquilli. La tensione, il peso del risultato e del cambiamento relegano gli uomini di Garcia ad una mediocrità che, dalle parti del Vesuvio, non si vedeva da tempo. Il cambiamento conduce a variazioni, le resistenze possono fare parte del percorso. Anche l’integralismo di un’innovazione drastica, però, non conduce sempre a favorevoli esiti. La vittoria del Municipal può essere il primo passo per un punto d’incontro, tra passato (e le sue resistenze) ed il futuro (il cambiamento).