End SARS, John Ogu chiede di boicottare le partite della nazionale

(Photo credit should read CHRISTOPHE SIMON/AFP via Getty Images)

5.657,9 km è la distanza che c’è fra Italia e Nigeria.

Sono tantissimi e separano probabilmente, anzi sicuramente, due realtà distanti anni luce l’una dall’altra ma, quello che sta succedendo in Nigeria nelle ultime settimane, non può non riguardare anche chi è lontano chilometri e chilometri.

Non si può semplicemente girare la testa dall’altra parte. Non si può fingere che non sia un problema che deve riguardare tutti, dal primo all’ultimo.

E grazie anche al calcio, grazie a quello che non è solo un gioco ma molto di più, è sotto gli occhi di ogni persona ciò che sta succedendo in questo Paese.

La protesta ‘End SARS’

End SARS‘ è iniziato come movimento online su ‘Nigerian Twitter‘ con appunto l’hashtag #ENDSARS in cui venivano mostrati gli abusi e i soprusi della Special Anty-Robbery Squad, dipartimento di polizia istituito nel 1992 che ha il compito di operare a volto coperto contro crimini come rapina a mano armata e rapimento.

Negli anni però, la SARS, non è mai stata dalla parte dei cittadini, non li ha mai protetti, non li ha mai fatti sentire al sicuro, anzi, tutt’altro.

I membri di questa unità creano spesso posti di blocco illegali e operano senza mandati. Nei video di denuncia presenti nell’hashtag si assistono ad uccisioni, rapimenti, rapine, stupri, torture, arresti e detenzioni arbitrarie, umiliazioni, uccisioni extragiudiziarie ed estorsioni. Reati atroci compiuti da chi in realtà dovrebbe impedirli.

E non si ferma qua.

La SARS è nota anche per la corruzione sistematica a cui le varie amministrazioni nazionali non hanno mai risposto con adeguate riforme e forse non hanno mai voluto davvero farlo dato la capacità di questo dipartimento di manipolare il risultato delle elezioni.

Il Governo non ha mai fatto nulla, non è mai stato dalla parte del popolo nemmeno quando Amnesty International, organizzazione non governativa che protegge i diritti umani, ha accusato la SARS di detenere illegalmente dei Nigeriani per estorcere soldi alle famiglie. Non sono bastate le 10000 firme sulla petizione che chiedeva all’Assemblea Nazionale della Nigeria di smantellare l’unità. Queste firme non sono nemmeno state guardate, sono state buttate, sono state messe da parte.

E’ stata girata la faccia dall’altra parte, fingendo niente.

Ma ora a nessuno è più concesso girarsi dall’altra parte, che sia in Nigeria, che sia in Italia, che sia in America o in Australia.

Tutti ora sanno che succede, nessuno può più nascondersi dietro a un dito.

E se questo è successo, se ora tutti sanno, è anche grazie al calcio. Al calcio che tante volte è la voce dei più deboli.

Il calcio che da voce alle proteste in Nigeria

Con le attuali proteste in atto, il capo della Polizia Nigeriana Mohammed Adamu, ha vietato a tutte le unità, SARS compresa, di realizzare blocchi stradali, controlli e pattugliamenti.

In realtà non è la prima volta, la SARS in passato è già stata bloccata ma non è cambiato assolutamente nulla nonostante l’istituzione di un atto contro la tortura del 2017 che dovrebbe tutelare i cittadini, detenuti e sospetti compresi, da torture e trattamenti inumani e degradanti. Nonostante questo però, martedì, la polizia ha sparato sui manifestanti uccidendo almeno 12 persone.

Ora però, grazie al supporto di diverse celebrità, l’attenzione del resto del mondo sulla Nigeria è alta e anche il mondo del calcio si è mosso in supporto di queste proteste portate avanti soprattutto da giovani della classe media, ben istruiti, delle città del sud e del centro del Paese che non vogliono vedere distrutto il loro presente e il loro futuro.

Osimhen del Napoli e Simy del Crotone si sono esposti nell’ultima giornata di Serie A mostrando una maglia con la scritta: “End Police Brutality in Nigeria”,  come esultanza ai loro gol.

Martedì l’attaccante del Manchester United, Odion Ighalo, ha definito il Governo del suo paese una vergogna per il mondo postando un video sul suo profilo Twitter.

E ieri, il centrocampista nigeriano del Beer Sheva, John Ogu, ha parlato alla radio della BBC.

Le parole di John Ogu

La Nigeria, a novembre, avrebbe le qualificazioni per la Coppa D’Africa ma Ogu ha chiesto apertamente di boicottare la Nazionale del suo Paese.

Che senso ha rappresentare il Paese se questo è ciò che i politici, le persone che ci rappresentano, possono farci? Perdere il posto nella Coppa D’Africa sarebbe un prezzo che vale la pena pagare. Sento che questa è la cosa migliore da fare in questo momento finché non verremo ascoltati.

Vogliamo un buon Governo e che la brutalità della polizia finisca. Vogliamo che la SARS finisca, vogliamo che finiscano gli omicidi, vogliamo buone leggi, vogliamo opportunità di lavoro. E’ semplicemente pazzesco.

Ci sono partite in arrivo e se boicottassimo queste partite sapranno che avremo preso una posizione.

In realtà non ho parlato con nessuno dei miei compagni ma loro hanno a cuore le persone qui, i loro cari e coloro che sono morti. A Logos è brutale ciò che sta succedendo adesso: banche, macchine, stazioni di polizia in fiamme. Uscire è pericoloso. Il Paese è un disastro. Ho partecipato ad altre proteste sei o sette volte, è sempre stato pacifico.

Non so se ci sarà un boicottaggio. Non so cosa ci sia nel cuore degli altri ragazzi. Sono sicuro che tutti ci stiano pensando ora. Abbiamo una partita il mese prossimo e se questa situazione continuerà fino al prossimo mese non giocheremo. Come posso andare in nazionale per rappresentare il Paese, il Governo e il popolo quando penso alle anime perdute di coloro che sono stati uccisi?