Euro 2020, le particolarità del pallone ufficiale ‘Uniforia’

Euro 2020

(Photo: Bildagentur/Peter Hartenfelser, via Imago Images)

Ancora poche ore e inizierà l’Europeo. L’Europa del pallone prova a rialzarsi dopo il dramma Coronavirus e riaccogliere primi spiragli di normalità. Vaccini, protocolli e misure di sicurezza per riaccogliere una buona fetta di tifosi e riportare la passione e il cuore dei supporter negli impianti sportivi. Ogni aspetto di questa competizione ha assunto un significato particolare, così come il pallone ufficiale di Euro 2020. Ha preso il nome di Uniforia, come unione delle parole unità ed euforia. Inizialmente era un omaggio ai 60 anni dell’Europeo. Ora racchiude un messaggio ancora più profondo che ben si sposa con le idee alla base del design.

Il pallone di Euro 2020, 'Uniforia'
(Il pallone di Euro 2020. Photo: Bildagentur Peter Hartenfelser)

Figure rettangolari che richiamano tanti ponti che si collegano tra loro. A rimarcare ancora una volta un concetto di solidarietà e unione tra i popoli. Diversi nelle sfumature dei colori tratteggiati dei bordi, uguali nella passione e nel calore che li accompagna nella loro vicinanza al calcio. I ponti, da sempre corrisposti ai muri in una società moderna attanagliata da un crescente senso di intolleranza. Non vi è isolamento né chiusura nelle figure di Uniforia, solo collegamenti. Il raggiungersi, toccarsi, completarsi in un unico spettacolo che è Euro 2020, in un grande sogno che è il calcio.

In tutto ciò, si aggiungano le restrizioni patite dal mondo nel pieno della pandemia. L’assoluta necessità di rimanere distanti per proteggere la vita. Il senso di socialità racchiuso in aridi e freddi protocolli, obbligatoriamente volti a mettere in primo piano la cosa più importante: la vita umana. Dunque, oltre a concetti di inclusione e solidarietà, Uniforia richiama il senso del ‘ritrovarci l’un l’altro’. Non ancora vincitori di una battaglia in cui è fondamentale l’attenzione e la precauzione soprattutto in queste fasi, ma un passo più vicini al trionfo. Non di una Nazionale, non di un calciatore. Ma della stessa esistenza, con tutte le emozioni che ne conseguono e di cui il calcio sarà sempre uno dei più autorevoli ‘portatori’.