Gareth Bale dal golf a Madrid al primo gol in Premier League

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Photo by JULIAN FINNEY/POOL/AFP via Getty Images

Il gol con cui, ieri sera, Gareth Bale ha deciso la sfida contro il Brighton è da vedere e rivedere. Un colpo di testa da centravanti puro, per di più con quel 9 sulle spalle, che è la sublimazione della sua evoluzione come calciatore. Nell’estate del 2013 ha lasciato il Tottenham da devastante esterno a tutta fascia, a settembre del 2020 ci è tornato da calciatore che può ricoprire tutti i ruoli dell’attacco, accanto a giocatori come Son e Kane. Un’evoluzione straordinaria, ideale seguito di quella che, a Londra, aveva portato il giovane terzino gallese ad avanzare il proprio raggio d’azione sulla fascia, avvicinandosi alla porta avversaria per far saltare le difese con le sue incredibili doti tecniche e fisiche.

Doti che, sette anni fa, convinsero il Real Madrid a spendere 100 milioni per portarlo al Bernabeu, facendone, all’epoca, il calciatore più costoso della storia del calcio. E proprio in blancos Bale ha completato la sua trasformazione in attaccante versatile e completo, segnando quasi il doppio dei gol messi a segno con gli Spurs. Ma nonostante il grande apporto in zona gol e la valanga di trofei vinti, il rapporto tra il gallese e le merengues non è mai del tutto sbocciato. Individuare una singola causa della burrascosa storia tra il gallese e le merengues, tuttavia, è piuttosto complesso.

La fine dell’esperienza spagnola

Dal rapporto conflittuale con ogni allenatore che si sia seduto sulla panchina del Real alle accuse di scarsa integrazione con ambiente e spogliatoio (Marcelo disse addirittura che, dopo anni, Bale non conoscesse una parola di spagnolo); senza dimenticare provocazioni aperte all’indirizzo del Real tutto. Come quando, alla fine della partita che consegnò al suo Galles l’accesso a Euro 2020, esibì una bandiera con il dragone e la scritta “Galles. Golf. Real Madrid. In quest’ordine“. Un riferimento, quello al golf, frutto proprio della grande passione per il green cui Bale ha potuto ampiamente dedicarsi in terra spagnola. Swing e palle in buca invece di tiri in porta e gol: questo è stato il leitmotiv degli ultimi mesi del gallese con la camiseta blanca.

Sul finire dei quali si è lasciato andare al famoso episodio del sonnellino (vero o presunto) schiacciato con tanto di mascherina alzata mentre i suoi compagni affrontavano l’Alaves. E infine, ad agosto, il rifiuto di aggregarsi alla squadra per la sfida di Champions League contro il Manchester City, a cui il gallese preferì proprio mazza e palline, arrivato com’era alla rotttura con il club e Zidane, il tecnico con cui ha avuto più problemi in assoluto nella sua esperienza al Real Madrid.

Il ritorno al gol

Un club che, per Bale, era diventata una gabbia. Dorata, certo, ma pur sempre una gabbia. Specialmente nell’ultima stagione, quando era ormai chiaro a tutti che il gallese, dopo averlo minacciato più volte, fosse destinato a lasciare Madrid. Ci è voluto un po’, ma alla fine ci è riuscito. A settembre ha fatto ritorno nella “sua” Premier League, nel club che lo ha lanciato e fatto diventare grande. Con un allenatore che, da vecchia volpe qual è, avrà già in mente un piano per utilizzarlo al meglio nel corso della stagione in cui gli Spurs sono chiamati a tornare tra le grandi.

Ieri sera Gareth Bale ha interrotto un digiuno da gol durato oltre nove mesi. L’ultima rete l’aveva segnata lo scorso 22 gennaio, contro l’Unionistas, nel terzo turno di Copa del Rey. L’ultimo sigillo di un’esperienza che non è andata come tutti si aspettavano, Gareth Bale e il Real Madrid in testa. Parti contrapposte di una storia tormentata, iniziata con tanti milioni e finita con troppe polemiche. Quelle in cui è esperto anche José Mourinho. Al termine della partita contro il Brighton, il portoghese ha fatto sapere che “appena ho cinque minuti vado a leggere i siti di Madrid per vedere cosa dicono di lui”. Chissà che, a quest’ora, non l’abbia fatto anche lo stesso Gareth Bale.