Genoa, Pandev: “A fine stagione smetto, ma prima la salvezza”

Pandev

(Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

484 presenze in Serie A, condite da 101 reti e 57 assist. Si parla di Goran Pandev – classe 1983 – che, ai microfoni de Il Corriere dello Sport, ha rilasciato una lunga intervista ripercorrendo le tappe della sua infinita carriera. Il macedone ha annunciato il ritiro a fine stagione, fissando l’obiettivo salvezza del Grifone e riservandosi qualche commento sulle tante esperienze passate. Ecco gli spunti più interessanti.

Ritiro e salvezza

“Sì, dai. A giugno smetto. L’obiettivo è la salvezza tranquilla, non posso lasciare senza aver completato la missione. Ho continuato per la gente. Mi sarebbe dispiaciuto fermarmi con gli stadi vuoti. I tifosi del Genoa mi hanno sempre sostenuto e meritano il mio ringraziamento. Così come devo ringraziare Preziosi che mi ha convinto a restare. Sheva? Segnale ambizioso del club. È un segnale importante di una proprietà ambiziosa. Un campione come Andriy, che anche da ct della nazionale ucraina ha fatto grandi risultati all’Europeo, ci darà una scossa. Meglio di così non potevamo sperare”.

Sfida contro la Roma del ‘vecchio’ allenatore Mourinho

“Mourinho è l’uomo che mi ha cambiato le prospettive. Mi telefonò subito dopo la mia separazione dalla Lazio, dopo cinque-sei mesi che non giocavo. Mi chiese di andare all’Inter, la squadra che mi aveva portato in Italia. Mi sembrava un sogno. E poi è andata come andata”.

La Lazio

“I cinque anni e mezzo alla Lazio sono stati i migliori della mia carriera, al di là dei due gol segnati nel derby. Con Delio Rossi volavo. Mi dispiace per come è andata a finire, la rottura con Lotito è stata brutta, ma sarò sempre grato al club per tutto ciò che mi ha dato”.

Il Napoli

“Forse non avrei dovuto lasciare il Napoli. Fui precipitoso dopo il cambio tra Mazzarri e Benitez. Volevo giocare di più e accettai l’offerta del Galatasaray. Per fortuna ho fatto in tempo a tornare in Italia, grazie al Genoa. Il Napoli vincerà lo scudetto? Penso di sì. Hanno la società, la squadra, l’allenatore, l’ambiente. Glielo auguro”.