Gian Piero Ventrone, l’ultimo insegnamento del “Marine” | Il retroscena di Antonio Conte

Gian Piero Ventrone Antonio Conte

Gian Piero Ventrone, l'eredità del Marine

Gian Piero Ventrone non c’è più, per capire quello che significa basta guardare qualche minuto della partita del Tottenham contro il Brighton. I giocatori in campo adempiono al proprio dovere, ma nessuno – davvero – ha voglia di giocare. Persino uno come Antonio Conte, che fatica a dormire prima delle partite importanti, ossessionato dalla vittoria al punto di chiamarci sua figlia, si prende qualche momento di riflessione e sfoga il suo rammarico nelle lacrime più potenti e sincere. Un primo piano con gli occhi lucidi: il volto coperto con le mani. Impossibile trattenere l’emozione.

Quelle lacrime sono, tuttavia, la lezione più importante di Ventrone: un uomo pronto, diligente e in parte severo ma anche pronto a cambiare per rimettersi in gioco. Quello che serve davvero. Capire la situazione sempre, come ha fatto negli ultimi istanti di vita: “Aveva un po’ di febbre quando l’ho sentito giovedì scorso – racconta Antonio Conte – mi ha detto che non era preoccupato. La situazione sembrava sotto controllo, anche se lui sapeva come stavano le cose. Nonostante questo – si legge sulla Gazzetta dello Sport – era preoccupato di saltare l’allenamento”.

Gian Piero Ventrone, l’ultima lezione: il “Marine” ancora in cattedra

Ventrone Antonio Conte
Il compianto preparatore atletico e Antonio Conte al Siena

Significa che il suo esempio è l’eredità migliore: quello che resterà oltre il tempo, citando Pino Daniele. Un altro grande del mondo contemporaneo che, forse, se n’è andato troppo presto. La volontà di esserci, sempre, con l’anima prima ancora che con tutto il resto. “Le parole che mi ha detto non le dimenticherò mai per tutta la vita – ammette Antonio Conte, che poi rivela un retroscena da giocatore – allenandomi con lui notai che una volta mise una campana al centro della palestra. Subito dopo disse: “Chi vuole arrendersi può suonare la campana e andare via”. Gli insegnamenti e le motivazioni che mi ha dato le porterò sempre nel cuore e nella mia testa. Difficile giocare oggi, siamo tutti devastati – conclude il tecnico – saremo a Napoli per i funerali”.

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Questo rivela molto di più rispetto a qualsiasi sermone e ricordo: Gian Piero Ventrone era un catalizzatore e riordinatore di priorità. Non a caso “Marine”, per quel suo pragmatismo che ha fatto la storia del calcio accanto ai grandi nomi. Quando c’era da festeggiare restava in disparte, quasi dietro le quinte, per far esaltare gli altri. Senza la sua carica, però, alcuni successi non ci sarebbero stati. Antonio Conte, forse, sarebbe un allenatore diverso e le lacrime di oggi sarebbero meno intense. Invece il fiume in piena d’amore, in una giornata così dolorosa, dimostra che quello che facciamo è una traccia che rimane. Noi possiamo solo decidere in che modo farlo. Ventrone la sua scelta l’ha fatta, il tempo gli ha dato ragione.