Guerra in Ucraina, Fonseca racconta la fuga: “Un incubo, è stato terribile”

Fonseca Ucraina

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

L’ex tecnico della Roma e dello Shakhtar Donetsk, Paulo Fonseca, ha raccontato nell’ultima intervista alla Gazzetta dello Sport, gli attimi di paura prima dello scoppio della Guerra in Ucraina. L’allenatore ha vissuto sulla sua pelle i primi giorni di attacchi all’Ucraina da parte della Russia, e l’esperienza lo ha segnato profondamente. Ora Fonseca è diventato ambasciatore per la pace per trovare alloggio, lavoro e scuola ai profughi della guerra. Di seguito le sue parole.

Fonseca e la fuga dall’Ucraina: le sue parole 

È stato un incubo. Era il 24 febbraio e dovevo partire alle 10 per il Portogallo con la famiglia, quando alle 4.30 abbiamo sentito cadere le prime bombe. Ci siamo spaventati. Il mio amico Srna mi ha invitato ad andare all’hotel Opera, dove c’era la squadra (Shakhtar, ndr). Ci siamo rifugiati in un bunker. C’era De Zerbi, c’erano i brasiliani con le famiglie. I bambini dormivano per terra nei sacchi a pelo. Avevamo paura. Poi la mia ambasciata ha organizzato un mini-van e in tre famiglie siamo partiti verso la Moldavia. È stato un viaggio terribile. Trenta ore senza fermarsi mai, incolonnati a volte a 5 km/h, con gli aerei che ci passavano sulla testa, i posti di blocco, mentre la gente intorno non trovava né carburante né cibo.

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(Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

Solo quando sono arrivato al confine con la Romania ho cominciato a rilassarmi, ma si fa per dire. Mia moglie piange in continuazione, perché abbiamo amici e parenti in tutta l’Ucraina. Ora, tramite la mia federazione, sono diventato ambasciatore per la pace e ci adoperiamo per trovare alloggio, lavoro e scuola ai profughi. Una piccola parte, naturalmente, dei due milioni di quelli che stanno fuggendo”.

Sul suo ritorno in panchina

“Spero di allenare ancora in uno dei 5 tornei top. Sono stato vicino alla Fiorentina, ma poi non si è fatto nulla. Ammetto che l’Italia mi piace”.

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(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Il paragone con Mourinho

“Situazioni diverse, investimenti diversi. Dico solo che, nonostante la pandemia e il cambio di proprietà, avevamo una nostra identità ed eravamo una delle squadre che giocavano meglio”.