Il Governo vuole vederci chiaro sulla riapertura degli stadi

Se il Governo centrale predica prudenza, seguendo con attenzione l’andamento dei contagi, le regioni corrono, e riaprono (parzialmente) gli stadi.

La prima regione a muoversi è stata l’Emilia Romagna, con il presidente della Regione Bonaccini che ha emanato un’ordinanza che permette l’ingresso allo stadio di 1000 spettatori.

A ruota hanno seguito oggi il Veneto e la Lombardia, con altrettante ordinanze regionali firmate dai presidenti Zaia e Fontana. Il limite è sempre lo stesso: mille spettatori all’aperto.

L’accesso dev’essere comunque contingentato e sottoposto al rispetto delle misure anti-Covid: tutti gli spettatori devono indossare la mascherina dall’ingresso fino al raggiungimento del posto e ogni volta ci si allontani, incluso il momento del deflusso. L’ordinanza inoltre indica “l’utilizzo di tecnologie digitali” per automatizzare l’organizzazione degli ingressi, evitare “prevedibili assembramenti” e consentire la registrazione degli spettatori; impone varchi per l’accesso del pubblico per evitare assembramenti nel momento del controllo temperatura e biglietti. E’ vietato l’ingresso di striscioni e bandiere, è disposto il deflusso a gruppi degli spettatori al termine della manifestazione, deve essere attivato un servizio di steward con il compito di assistere il pubblico e controllare il rispetto delle misure

La decisione delle tre ragioni ha scatenato numerose polemiche in seno al Governo, che ha sempre predicato calma sulla riapertura degli stadi, nonostante le pressioni del mondo del calcio a cui ora si aggiungono quelle degli amministratori locali.

Tutto questo ha spinto Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, a convocare per le 17:30 di oggi una riunione d’urgenza con il ministro dello sport Vincenzo Spadafora e il ministro della salute Roberto Speranza.
Da questa riunione dovrebbe provenire l’emanazione di un provvedimento nazionale nelle prossime sulla questione degli stadi, in modo da giungere ad una soluzione univoca su tutto il territorio nazionale.

Soluzione univoca già auspicata dal presidente del Coni Giovanni Malagò, che interpellato sulla questione afferma: “L”ideale sarebbe avere un’uniformità di valutazione. Al momento navighiamo completamente a vista. Ma la questione è chiara: ci sono Governo e Cts, poi le ordinanze regionali in base al tipo di manifestazione e tutto questo è oggetto di discussioni e polemiche. Lo sport non può accettarlo, ma soffre e deve rispettarlo. Le Regioni che osano di più mostrano sensibilità verso le esigenze degli organizzatori, ma fa riflettere che per le partite di calcio del Parma e del Sassuolo si ragioni in un modo e altrove in un altro”.

Una soluzione nazionale sulla ripartura degli stadi è più vicina?